Ibra già domina, Leicester ko

Football is back, and it’s back for good. Dopo un’estate deludente segnata dal fallimento dei Tre Leoni ad Euro 2016, l’Inghilterra alza il sipario sulla sua Scala del calcio, teatro delle grandi occasioni: va in scena il primo, imperdibile appuntamento del calcio internazionale, il preludio ad una stagione di Premier League più emozionante ed elettrizzante che mai. È il Community Shield, la Supercoppa del calcio oltremanica. Che stavolta propone una sfida inedita: Manchester United contro Leicester City.

Da una parte la società più presente nella storia di questo trofeo (29 presenze; 20 successi, 9 sconfitte), dall’altra la favola sportiva del 2016 che ritorna a Wembley 16 anni dopo la vittoria in finale di coppa di lega contro il Tranmere. Basterebbe questo dato per decretare la favorita: ma si sa, in una finale non ci sono favorite, a maggior ragione se gioca il Leicester. Tra le altre cose, è uno scontro tra due storici manager del Chelsea, e anche l’occasione perfetta per Mourinho per vendicarsi su Ranieri, dopo quel Leicester-Chelsea di dicembre che aveva gettato il portoghese nella bufera mediatica e segnato la fine della sua avventura sulla panchina dei Blues.

Lo Special One, perdente l’anno scorso proprio con il Chelsea, debutta con un mix di volti nuovi e vecchie certezze. Davanti a De Gea si rivede Shaw, reduce da un calvario durato 10 mesi; spazio anche a Valencia, Blind e Bailly, acquisto eccellente che rimpiazza l’infortunato Smalling. A centrocampo, aspettando Pogba, Mou si affida alla coppia Carrick-Fellaini; sulle fasce ci sono Martial e Lingard, eroe della finale di FA Cup. In attacco, Rooney a supporto di Ibrahimovic, al debutto non solo con lo United, ma soprattutto nel calcio inglese. Ranieri risponde con una formazione identica rispetto a quella che ha fatto la storia nella scorsa stagione: Vardy e Okazaki a creare scompiglio lì davanti, a centrocampo il venduto Kanté viene sostituito dal beniamino di casa King (fresco di rinnovo), mentre la difesa non presenta variazioni e schiera Fuchs, Morgan, Huth e Simpson.

C’è l’atmosfera pomposa delle grandi occasioni: un rapido God Save the Queen e poi spazio al campo, sotto il sole cocente di Londra. Le due squadre si studiano, come se non si conoscessero già. 2 minuti sul cronometro ed il canovaccio tattico si delinea subito: Leicester attendista e temporeggiatore, United sull’offensiva con un possesso palla statico. Nuova stagione, stessa storia: lo United è lento e macchinoso, si affida più alle iniziative dei singoli e ai cross dalla fascia. Tanti i passaggi sbagliati, l’effetto Mourinho ancora non si vede.

Il Leicester, invece, prende bene il campo e tiene agli attacchi dei Red Devils, mentre Vardy e Okazaki pressano come forsennati, dimostrando di avere la stessa fame dell’anno scorso. Se non altro, è la copia sputata dei due 1-1 maturati nel 2015/16. Vardy va via in velocità due volte, ma Blind e Bailly sono attenti a chiudere. Si vede anche lo United: al minuto 12 Martial prende l’esterno della rete con un tiro da posizione angolata. Al 19′ Okazaki va doppiamente vicino al gol: prima con un sinistro deviato da fuori che esce di pochissimo alla destra di De Gea, poi con un colpo di testa sul successivo angolo che si stampa contro la traversa.

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Jesse Lingard segna il gol dell’1-0

Il gol del Leicester sembra essere nell’aria: pur premendo sull’acceleratore, i loro avversari abbassano drasticamente i ritmi quando si trovano in possesso. Invece, nel momento migliore delle Foxes, passa proprio lo United con una magia di Lingard, che al 32′ si impossessa di una palla persa a centrocampo, fa fuori Drinkwater e Morgan, supera Fuchs in velocità e deposita in rete davanti a Schmeichel. Lo United ricomincia da dove aveva lasciato, dal suo piccolo numero 14, il primo Red Devil dal 1996 a segnare in finale di FA Cup e nel susseguente Community Shield. L’ultimo a riuscirci in ordine di tempo fu un certo Eric Cantona.

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L’esultanza di Vardy dopo l’1-1

La ripresa comincia come una replica del primo tempo: è una partita molto fisica giocata più sulla metà campo. Ranieri si gioca subito le carte Musa e Gray al posto di Okazaki e Albrighton, chiaro segno che vuole vincere usando l’ampiezza delle fasce, e soprattutto la velocità e la freschezza delle sue riserve. È solo un errore di Fellaini, però, che fa pareggiare le Foxes. Al 52′ Musa parte dalla sua metà campo e mette la quinta, il belga riconquista palla e scarica indietro verso De Gea con troppa leggerezza. Vardy si avventa sul pallone, scarta il portiere e segna il più facile dei gol a porta vuota: 1-1 e palla al centro. Il tutto davanti a “Big Sam” Allardyce, fresco CT dell’Inghilterra, che sicuramente apprezza e prende nota.

Dopo il pareggio la partita si fa più equilibrata. Fioccano i cambi, ne sono concessi 6 per parte: sulla sponda rossa entrano Herrera, Mata, Rojo e Rashford, su quella blu Mendy, Hernàndez e Schlupp. Il Leicester si abbassa e si rilassa, complice anche una prestazione sottotono da parte della punta di diamante Mahrez. Rooney impegna Schmeichel con un sinistro da fuori; poi al 76′ il capitano serve Ibra in posizione defilata, ma lo svedese cicca la palla con il portiere a terra. Al 77′ Schmeichel esce dai pali per chiudere lo specchio a Valencia. 5 minuti dopo Musa si mangia il gol del vantaggio: rimessa lunga di Hernàndez, Huth spizza per il nigeriano che a 2 metri dalla linea di porta colpisce alto di testa.

Sembra destinato a essere il terzo 1-1 in tre sfide, ma come pronosticabile, ci pensa Ibra. Gol mangiato, gol subito: 1 minuto dopo l’occasione di Musa, Zlatan – in leggero fuorigioco – svetta in area su cross di Valencia e con un colpo di testa perentorio spedisce la palla prima sul palo e poi in rete. Gli attacchi dei blu si concentrano negli ultimi 5 minuti, ma sono confusionari: chiesto un rigore per un presunto tocco di mano su tiro di Gray, ma l’arbitro Dawson è impassibile. Finisce 2-1, Mourinho si prende il primo titolo stagionale e anche la rivincita sull’amico-nemico Ranieri: per il terzo anno consecutivo, i vincitori della FA Cup si impongono su quelli della Premier League. È davvero il campionato più bello del mondo.

Tommaso Fiore

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