Lettera a Paul Pogba

Caro Paul,

quella passata è stata una delle notti più tristi da quando sono nata nel 1898. Alle 01.51 il tuo addio è diventato ufficiale e nonostante fosse nell’aria già da tempo, è stato comunque un duro colpo da digerire. Ti ho visto crescere giorno dopo giorno, domenica dopo domenica. Ti sei presentato alla grande, con un gol meraviglioso contro il Napoli quando ancora non avevi nemmeno vent’anni. Quella giocata è stata soltanto la prima di una lunga serie. In tanti ti davano per un fuoco di paglia: era impossibile che un esperto come Ferguson ti avesse snobbato. Certo, avevi nelle tue corde la buona giocata, ma in molti non credevano in te, affibbiandoti più volte l’appellativo di “nuovo Balotelli”. Ma tu hai incassato i colpi, sei andato avanti per la tua strada e nel giro di quattro anni sei diventato il centrocampista più forte d’Europa, anzi, mi azzarderei a dire del Mondo.

Caro Paul, io me ne intendo di calciatori e di campioni: ho ammirato il genio di Maradona, sono stata testimone della classe dei tuoi connazionali Platini e Zidane, ho conosciuto la potenza del Fenomeno Ronaldo e l’eleganza di Roberto Baggio. Questo per citarne solo alcuni. In realtà ne ho visti e cresciuti moltissimi altri e posso essere fiera di una cosa: tutti i migliori sono passati da qui. Tu, Paul, sei uno di questi. L’hai già dimostrato e lo dimostrerai ancora in futuro.

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Ormai sono invecchiata, non sono più i tempi di una volta, quando le stelle più luminose facevano parte del mio firmamento. Ma con te è stato diverso. Sei arrivato quasi per caso, in silenzio, e a mano a mano sei riuscito a riportare nuova luce su di me, come se mi avessi fatto rinascere. Perché tu, Paul, oltre ad essere un calciatore fenomenale, di quelli che nascono ogni cent’anni, sei un qualcosa di più, sei un simbolo del calcio moderno. Tutti ti vorrebbero nella loro squadra non solo per le tue giocate, ma anche perché fuori dal campo sei uno spasso. Sai come divertirti senza esagerare, sei un uomo spogliatoio, un leader buono. Sei semplicemente un ragazzo di 23 anni che non si è montato la testa ed è diventato quello che conosciamo oggi.

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Non mi va di parlare del lato economico della tua scelta. Sai, sono una romantica, per me i soldi non hanno nulla a che fare con il gioco del calcio. Per giocare serve solo un pallone, una qualsiasi forma sferica, di quelle che fanno sognare i ragazzini per le strade di tutto il mondo. Così come avevano fatto sognare te. Sicuramente avrai avuto le tue ragioni per tornare in Inghilterra. Sei cresciuto nel Manchester United e correre sull’erba umida di quel tempio magico che è l’Old Trafford è il sogno di ogni calciatore. Arrivi in una squadra ricca di campioni nella quale dovrai stare attento alle “primedonne”: ovviamente sto parlando principalmente di Ibrahimovìc e Mourinho. Stai attento Paul, non rovinarti, te lo dico da mamma, anzi, vista la nostra differenza di età, te lo dico da nonna. Dovrai ricominciare tutto dall’inizio tranne che per una cosa: l’amore dei tifosi. Quelli dello United già ti amano. Quelli della Juventus hanno imparato a farlo e ora non ti dimenticheranno mai. I tifosi del calcio – nel senso più stretto del termine – non possono non amarti.

Caro Paul, è giunto il momento di dirsi addio. Fa molto male perderti ma sono orgogliosa di averti fatto crescere, sarò “vecchia” e senza “appeal”, ma a qualcosa servo ancora. Ti auguro il meglio, una carriera ricca di successi e, soprattutto, ti auguro di essere felice. Ma su questo non ho dubbi: a te basta avere un pallone fra i piedi per divertirti e far divertire. Un’ultima cosa Paul, ho una domanda da porti. Parafrasando Giugno ’73 di Fabrizio De Andrè, voglio chiederti: è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati?. Io la mia risposta la so già, e sono sicurissima essere la stessa della tua.

Addio Paul, e grazie di tutto. Con affetto, una più triste SERIE A.

Giuseppe Gerardi

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