Tra Guerra di Corea, Mondiali e Barcellona: chi è Lee Seung-woo

Un antico storico greco, Tucidide, disse che “per conoscere il presente bisogna conoscere il passato“. È necessario sapere ciò che è successo prima di noi, prima dell’epoca che stiamo vivendo, e solo allora potremo conoscere appieno quello che siamo e soprattutto come siamo arrivati ad esserlo.

LA GUERRA SCONOSCIUTA – Lo sanno bene nei Paesi del Sol Levante, in particolare in Corea. Quella della Corea, anzi, delle Coree, è una delle pagine più tristi della storia Mondiale. Siamo nell’immediato post Seconda Guerra Mondiale. I Giapponesi, annientati dal disastro atomico di Hiroshima e Nagasaki, hanno abbandonato la penisola coreana. La questione della sua divisione è andata a finire sottoforma di scartoffie sul tavolo dove siedono Unione Sovietica e Stati Uniti d’America che stanno discutendo su come dividersi l’intero Mondo. <<A te un pezzo di questo>>, <<A me un pezzo di quest’altro>>, e via discorrendo, come in un enorme Risiko. Giunti alla Corea decidono di dividersela egualmente e come linea di divisione scelgono il 38° parallelo che divide la penisola in due parti: la parte settentrionale, più ricca e industrializzata va all’Unione Sovietica di Stalin, ed è presieduta da Kim Il-sung; la parte meridionale, viene “presa” dagli americani. Così nascono la Corea del Nord, con capitale Pyongnyang; e la Corea del Sud, con capitale Seul. Fino a qui tutto regolare.

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Il confine fra Corea del Nord e Corea del Sud, delimitato dal 38° parallelo

Però, data la grande preparazione militare della Corea del Nord, Kim Il-sung decide – col benestare di Stalin – di attaccare quella del Sud pensando che gli americani – più defilati – non rispondessero con le armi. Ovviamente la previsione si rivelò sbagliata. Alle 4 del mattino di domenica 25 giugno 1950 la Guerra di Corea ebbe ufficialmente inizio. Bombardamenti, battaglie aeree e navali, feriti, lacrime, sangue, morti, tantissimi morti. Il bilancio fu di 2.000.000 fra morti e feriti. Il conflitto durò ben tre anni ma si risolse con un nulla di fatto in quanto, ancora oggi, le due Coree sono separate. Nonostante quest’enorme quantità di vittime, la Guerra di Corea non ebbe lo stesso impatto mediatico delle Guerre Mondiali o della Guerra del Vietnam, e per questo motivo passò alla storia con l’appellativo di “Guerra Sconosciuta”. Chissà se fra le tante vittime di questa cruenta guerra non ci sia stato qualche parente del protagonista della nostra storia.

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Il commovente saluto di due anziani parenti durante le brevi riunioni familiari

IL MONDIALE DI COREA-GIAPPONE 2002 – La Corea del Sud, dopo gli anni turbolenti legati alla Guerra, riesce a riprendersi e, nel 2002, arriva la grande occasione per avere visibilità a livello mondiale: la Corea, insieme al Giappone, sarà il Paese ospitante dei Mondiali di Calcio del 2002. La Nazionale, in quegli anni, è una delle più forti della storia calcistica coreana con giocatori talentuosi fra cui spicca Park Ji-Sung, oggi famoso per il suo trascorso al Manchester United. La Corea del Sud gioca un Mondiale strepitoso arrivando prima nel girone davanti a Stati Uniti, Portogallo e Polonia ed eliminando l’Italia negli ottavi di finale in una delle partite più scandalose della storia del calcio per via dell’arbitraggio; successivamente elimina la Spagna ai calci di rigore, per poi arrendersi in semifinale alla Germania. Era il 30 giugno del 2002 quando poi, il Brasile, sollevò al cielo la Coppa del Mondo. Segnatevi questo nome: Lee Seung-woo. All’epoca aveva quattro anni e magari avrà guardato il Mondiale senza capirci un granché vista la giovanissima età, avrà sorriso nel vedere esultare i suoi parenti per un gol della Corea, e avrà visto l’Extraterrestre Rivaldo, O Gaùcho Ronaldinho e O Fenomeno Ronaldo non sapendo ancora che più avanti avrebbe avuto una cosa in comune con quei tre: la camiseta blaugrana.

ahn_italia_corea_del_sud_mondiali_2002IL MESSI SUDCOREANO – La storia di Lee con il Barcellona può essere descritta con un’espressione che abbiamo sentito decine di volte: colpo di fulmine. È il 2011, Lee ha dodici anni e sta giocando un torneo a Johannesburg, in Sudafrica, il Danone Nations Cup. Dal momento che gli osservatori del Barcellona sono disseminati in ogni angolo del globo, ovviamente, lo notano. E lo vogliono a tutti i costi. Ma commettono un errore a tesserarlo così in fretta. L’errore è dovuto al fatto che le normative FIFA sui trasferimenti vietano il tesseramento di minorenni stranieri ma Lee è veramente troppo forte. Bisognava tesserarlo per forza. Inizialmente la mossa dà ragione al Barça, nessuno si è accorto della furbata ma tutti si sono accorti del ragazzino. È letteralmente imprendibile, i suoi coetanei sono in affanno, non si riesce a fermare. A La Masìa, la casa blaugrana dove crescono i ragazzi delle giovanili, viene soprannominato “Il Messi coreano”. Mica male per un ragazzino proveniente da un Paese dove il calcio non è propriamente lo sport principale. Ma, come è noto, tutti i nodi vengono al pettine e la mossa illegale del Barcellona viene smascherata dalla FIFA che blocca il mercato del Club e blocca anche Lee, che non può giocare fino al raggiungimento della maggiore età. anderlechtvbarcelonauefayouthleague8idi3mlkkkzl

Il 6 gennaio 2016 è stata una data importante per le due Coree. La Repubblica Popolare del Nord, con a capo il folle dittatore Kim Jong-un, ha annunciato l’efficacia dell’esperimento con la bomba H mettendo in allerta tutta la popolazione mondiale; nella più pacifica Corea del Sud – invece – la data è importante perché uno dei più grandi talenti del calcio mondiale è diventato maggiorenne e, finalmente, ha potuto riprendere a giocare. Ovviamente stiamo parlando di Lee Seung-woo, il talentino dagli occhi a mandorla che – ne siamo sicuri – renderà orgoglioso un intero popolo e delizierà il mondo con le sue giocate ricordando a tutti che la Corea del Sud ha sconfitto gli anni neri della guerra. Ed è viva.

Giuseppe Gerardi

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