Dele Alli, recordman e punisher

Londra è un esempio di melting pot, ossia di come l’integrazione e la globalizzazione stiano trasformando la nostra società. Individui di etnie e religioni diverse confluiti in un unica città tra le più grandi del mondo.

La domenica, il sabato ed ogni altro giorno in cui scende in campo la Premier non conta la tua etnia e non conta la tua religione. Contano solamente il tuo quartiere e il tuo credo calcistico.  Tra il chiasso assordante e il caos della città c’è qualcuno, che da due anni, è sempre più sulla bocca di tutti. Zittendo i tifosi avversari, vincendo derby e segnando come fosse un attaccante: Dele Alli, ovviamente.

330 VOLTI, UN SOLO PROTAGONISTA

14 squadre professionistiche si trovano a Londra contendendosi il titolo di regina. Chi in quarta divisione, chi in prima. Facendo una media, molto approssimativa, dei giocatori che si trovano nella capitale, possiamo dire 330, ma Alli sta letteralmente rubando la scena a tutti. In una costante battaglia all’ultima giocata non ha eguali e considerando il ruolo, sta viaggiando a tutt’altra velocità.

Dele sta diventando la stella polare degli Spurs e della nazionale che verrà. Contribuendo a far tornare a ruggire i tre leoni. Senza trofei e buone prestazioni, accompagnati dagli incessanti fischi di un pubblico che non accetta più di veder quella che fu la patria del calcio umiliata, torneo dopo torneo.

PARENTI SERPENTI

Non la solita battuta da clima natalizio, in questo caso l’odio è viscerale e radicato nel tempo. Di parentele, a Londra, ce ne sono troppe e di regali neanche l’ombra. Per verificarlo basta fare un salto indietro nel recente passato, al 2 maggio 2016: l’ennesimo derby cittadino, tra Chelsea e Tottenham, ha ben altro valore. Gli Spurs devono assolutamente prendere l’ultimo treno per il primo posto, i Blues hanno l’unico scopo di fermare gli odiati cugini e fare un favore al Leicester.

Com’è andata a finire è storia nota, ma per quarantacinque interminabili minuti il Tottenham ci ha creduto. Il calcio è strano e nella seconda metà della partita, una squadra protagonista di una stagione anonima, si è risvegliata ed ha deciso di dire la sua sulle sorti del campionato.

LA VENDETTA È UN PIATTO CHE VA SERVITO FREDDO

Torniamo a Alli, torniamo al presente e alla stagione in corso. Il classe ’96 brama vendetta e sangue blues. Neanche un anno dopo, la ferita è ancora aperta e il caso vuole che il derby si giochi nel momento chiave della stagione del Chelsea. La squadra di Conte è davanti un bivio: infrangere il record di vittorie consecutive e allungare ancora sulle inseguitrici o fermarsi.

Il caso non influisce sul risultato finale. A quello ci pensa Dele Alli con una doppietta di testa, sfoderando un’altra abilità, come a dire “sì, posso fare anche questo”. A un passo dalla meta il Chelsea vede sfumare il tanto sudato record mentre il Tottenham si inserisce prepotentemente nella corsa scudetto. I ruoli si invertono.

IL RAGAZZO DEI RECORD

Secondo numeri e statistiche, il “giovane” Alli, ha già battuto i record dei più forti centrocampisti inglesi della nostra generazione e non solo. Centrocampista moderno e dotato di tecnica sopraffina, è riuscito a mettere a segno 20 reti in una stagione e mezzo con la maglia degli Spurs. I paragoni si sprecano e molti lo accostano ad un intoccabile, Steven Gerrard. Una differenza sostanziale: all’ex beniamino di Anfield sono servite 169 partite per siglare gli stessi gol di Alli.

David Beckham, Paul Scholes e Frank Lampard non hanno fatto meglio di lui, anzi nessuno è riuscito in tale impresa. Non dimentichiamo che questa è la terza doppietta consecutiva. Insomma un talento già maturo con le potenzialità per diventare non uno dei top player, ma Il top player.

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