Rooney, il record e la sospensione

Nel calcio le statistiche e talvolta perfino le bacheche non conferiscono decisività ai giudizi. I numeri sono importanti, sì, ma nella misura in cui vengano criticamente interpretati, analizzati e contestualizzati. Eppure, relativamente a Wayne Rooney, il raggiungimento di Bobby Charlton al primo posto (249 reti) nella speciale classifica dei migliori marcatori della storia del Manchester United sembra coincidere appieno con un giudizio definitivo sulla carriera di questo straordinario giocatore. Adesso si può dire: Wayne Rooney è una leggenda vivente del calcio mondiale. E se ci spingessimo oltre dicendo che si tratta probabilmente del miglior giocatore inglese della storia, forse non incontreremmo i favori di tutti i calciofili, ma nessuno potrebbe prenderci per pazzi, quantomeno perché dimostreremmo di avere buon gusto in fatto di calcio.

IL RECORD

Bobby Charlton, bandiera del Manchester United e della Nazionale inglese. Campione del mondo nel 1966

Rooney, per la verità, è detentore già da diverso tempo di un altro importante record, quello di segnature con la maglia della Nazionale (53 reti), sottratto proprio a Charlton (49), che come se non bastasse si è visto superare, in questa particolare sfida a distanza bidimensionale, anche nello score delle presenze con l’Inghilterra (119 a 106). Ma la Nazionale inglese, per quanto possa apparire ingeneroso, nel panorama calcistico mondiale è meno prestigiosa del Manchester United – l’unico mondiale vinto in casa nel ’66 è insufficiente a paragonarla alle altre superpotenze –; ecco perché eguagliare (e probabilmente superare, Cina permettendo) un mito come Charlton nella storia dei Red Devils rappresenta un valido argomento da spendere per sostenere la candidatura di Rooney a miglior giocatore inglese di sempre.

LA SOSPENSIONE

Aveva più che mai bisogno di questo record, Wayne. Proprio in questa stagione non esaltante costellata da più bassi che alti – escluse le alzate di gomito –, necessitava di un ‘numero’ che legasse il suo presente alla storia del calcio inglese, quella storia che Ibrahimovic e Pogba non scriveranno mai: ne scriveranno altre, ma non questa. Finito (addirittura) spesso fuori rosa, ci si era quasi dimenticati di lui, e fino al gol di sabato in FA Cup contro il Reading (4-0), si era finiti col sospendere il giudizio sulla sua carriera. In realtà era più il calcio in sé a chiedere giustizia per Wayne, perché lui per la verità in questi mesi è parso piuttosto sereno anche quando non giocava, e, da vero capitano, ha mostrato sempre sincera gioia per i compagni che andavano a rete. Del resto in tutta la sua carriera ha sempre convissuto con il concetto di ‘sospensione’. In tutte le sue molteplici forme.

12 febbraio 2011, Rooney realizza sospendendo la legge di gravità, contro il City, uno dei gol più belli di sempre

Sospensione della gavetta, all’Everton, quando a soli 16 anni, nella stagione 2002-03 collezionò 33 presenze farcite da ben 6 reti; sospensione della timidezza, quando all’esordio in Champions League con il Manchester realizzò tre reti contro il Fenerbache, nel 2004; e sospensione della legge di gravità quando, il 12 febbraio del 2011, segnò al City il gol più bello della sua carriera e in assoluto uno dei più belli della storia del calcio mondiale: un avvitamento aereo in cui alla sospensione della gravità si aggiunse la sospensione delle imperfezioni, dal momento che nel 99% dei casi i gol acrobatici sono ‘sporchi’, come si dice in gergo, non avvenendo quasi mai l’impatto con il pallone in maniera pulita. Be’, Rooney pur impegnato nell’esecuzione della ‘cilena’ non perse di vista il pallone. Anzi, lo rispettò al punto da donargli per intero il collo del piede destro realizzando quello che era il suo sogno: andare a morire all’incrocio dei pali. La magnificenza di questo capolavoro assoluto non lasciò indifferente nemmeno Hart, che in quell’attimo si trasformò da portiere a spettatore privilegiato, non accennando alcuna reazione, limitandosi a guardare il pallone infilarsi in fondo al sacco; vivendo, così, anche lui il suo momento di sospensione.

Luigi Fattore

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