Coppa d’Africa, allenatori alla ricerca di se stessi

La Coppa d’Africa è alle porte, solamente qualche ora e la competizione aprirà le danze. Un torneo sempre ostico da organizzare, piazzato nel bel mezzo della stagione e odiato da tutti gli allenatori… o forse no? Se in Europa ogni mister perde pezzi per una buona mesata nel momento che dovrebbe rappresentare la svolta, in Africa ce n’è un altro che li raccoglie e li assembla.

A muovere i fili in campo, dietro ogni scelta, ogni modulo, ogni tatticismo ci sono vecchie conoscenze del nostro continente arrivati in Gabon con un solo obiettivo: la coppa.

GABON GALACTICO

Tutti gli occhi sono puntati su Pierre-Emerick Aubameyang, dalla sua velocità e dai suoi piedi pende il destino del Gabon. In parte è vero, ma la nazionale ospitante ha voluto investire anche sulla guida tecnica, scegliendo l’ex bandiera del Real Madrid Josè Antonio Camacho. Una vecchia gloria in cerca delle emozioni strappategli dal passato, ancorate al Santiago Bernabeu.

Tre anni di inattività, un’ultima esperienza fallimentare e le idee un po’ arrugginite. Questo il biglietto da visita di chi dovrà esser capace di fare miracoli per arrivare in fondo ad un torneo sempre ricco di sorprese.

Josè, probabilmente, punterà tutto sul 4-2-3-1 a lui tanto caro, facendo ruotare il gioco attorno alla stella indiscussa della squadra e puntando su Mario Lemina, capace di spezzare le azioni avversarie e far ripartire immediatamente il gioco. Le pantere sono pronte per il grande colpo.

HERVÈ RENARD, LE MEILLEUR

C’è chi scommette e chi va sul sicuro, il Marocco ha optato per quest’ultima scelta. Hervè Renard è tornato in Africa per fare quello che gli riesce meglio: conquistare la coppa. Un’impresa per lui ormai diventata normalità, lo testimoniano le due vittorie nelle ultime tre edizioni.

Un ct francese al comando della nazionale Marocchina? Può sembrare impossibile, la storia ci insegna che tra coloni e colonizzatori non scorre buon sangue. Lasciamo i pregiudizi per un allenatore capace di affermarsi, nel corso di dieci anni, in diverse squadre del continente nero.

Il 3-4-3, co-protagonista di diverse fortune, sarà lo scheletro della squadra. Idee chiare e statistiche dalla sua parte: non c’è due senza tre, è risaputo.

LE ROY DU TOGO

Claude Le Roy per molti potrebbe non significare nulla, ma in Africa ha legato il suo nome a diverse panchine. Un vero e proprio giramondo che, durante la sua carriera, è riuscito ad allenare in tre diversi continenti, passando dalla Francia e arrivando in Malesia.

La sua vera, e ultima, impresa risale al 1988 quando riuscì a vincere la Coppa d’Africa con il Camerun. Erano altri tempi e lì lasciò la sua corona, non riuscendo più a ripetersi. Ora è tornato, in punta di piedi con un Togo composto da Adebayor, fuori dai campi da sei mesi, e Gakpè, scomparso dai radar da gennaio scorso.

Il re non si arrende, a 68 anni vuol dire ancora la sua rimanendo ancorato alle tradizioni del passato: 4-4-2 ordinato ed equilibrato. Un girone proibitivo e una sfida con se stesso, riuscirà a riprendersi la corona che attende da quasi 30 anni?

GRANT VS CUPER

Il girone D sarà il teatro dello scontro fra Ghana ed Egitto, fra Avraham Grant e Hector Cuper. Le teste di serie sono allenate da due signori che di finali e di grandi sfide se ne intendono.

Grant, alla seconda esperienza in questa competizione, tenterà di ripetersi e migliorarsi. Il feeling con le finali è scarso e due anni fa il suo Ghana è uscito sconfitto ai calci di rigore piazzandosi secondo, ma il destino (o il contratto) gli ha voluto regalare la famosa seconda chanche.

Cuper e l’Egitto, binomio perfetto. L’argentino viaggia a una media di 2,28 punti a partita da quando siede sulla panchina dei Faraoni, un cammino che vuole e deve continuare nel torneo. Momo Salah e El Neny sono i cavalli vincenti della scuderia, Hector confida in loro per risollevare le sorti di una carriera che stenta a decollare dai lontani anni di Valencia.

LA RIVINCITA PERSONALE

Un torneo intrinseco di significati, dalla voglia di riaffermarsi scommettendo su se stessi al regalare la gioia ad un paese che durante il resto dell’anno ha ben poco da esser sereno.

Chi riuscirà nell’impresa?

 

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