Stevan Jovetic, il volo della fenice

“Il movimento del corpo in uno spazio con fini artistici ed illustrativi, eseguito di fronte ad uno spettatore, è definito di per sé teatro”, solo una delle definizioni che potremmo attribuire a questo insieme di discipline. E, associando il termine al mondo del pallone, non può che non venire in mente San Siro, la Scala del calcio. 81 277 spettatori esigenti ogni settimana, 22 attori che suddividono il loro spettacolo in, più o meno, 38 atti.

Esibirsi non è facile, serve la fiducia di tutti, la serenità per farlo e la convinzione nei propri mezzi. Un pubblico vasto e incline al non concedere nulla da una parte, alcuni dei migliori interpreti (o tali dovrebbero essere) dall’altra, coadiuvati da un regista.

LE PREROGATIVE

La verità è che non tutti riescono nell’impresa di portare, egregiamente, a termine la stagione. Soprattutto se fai parte dell’Inter degli ultimi anni, soprattutto se vieni presentato come uno dei protagonisti del nuovo spettacolo. Il nostro sfortunato “eroe” è Stevan Jovetić, attaccante montenegrino dotato di una classe quasi sopraffina.

Arrivato con l’obiettivo di scrollarsi di dosso le brutte prestazioni e le stagioni passate nell’oscurità a Manchester, sembrava potesse essere veramente il miglior attore non protagonista, il ruolo della stella era ed è già occupato da Mauro Icardi. Dovevano essere una coppia invidiabile e riportare l’Inter nell’Olimpo delle grandi, nei palcoscenici internazionali: la Champions League.

LA NUOVA DELUSIONE

Jo-Jo dà un assaggio della sua classe sfoderando un destro a giro da cineteca contro l’Atalanta. 3 punti e gli scroscianti applausi di tutta la scala. Un inchino, un ringraziamento al pubblico e ci risiamo: rigore decisivo contro il Carpi e altra vittoria passata dal suo piè fatato. Riesce ad insinuare il dubbio nella stampa e nel pubblico di tutta Italia, è tornato il giocatore che fece sognare Firenze. Un altro palco, per dover di cronaca, in cui essere il numero uno non è certamente una passeggiata.

Aspettare il prossimo gol richiede tempo, il pubblico comincia a stufarsi delle prestazioni del montenegrino e la fiducia viene a mancare. Il feeling con Icardi non scatta e il montenegrino, purtroppo, rende meglio da prima punta, quando è libero di improvvisare e far fuoriuscire quel qualcosa in più che lo distingue da tutti gli altri. Come sappiamo però quel ruolo è blindato e così viene arretrato a seconda punta: 13 presenze, 0 gol.

IL FU STEVAN JOVETIC

Una parabola analoga al frutto della mente geniale di Pirandello, Mattia Pascal. Jo-Jo per due giornate illude trasformandosi in Adriano Meis, entrambi vogliosi di cambiare vita. L’identità fittizia non regge molto e quando riprende le vesti di Stevan per lui non c’è più posto in squadra, al limite qualche comparsata negli ultimi minuti.

La proposta che può cambiare tutto e che ancora una volta accomuna Pascal e il montenegrino arriva in Agosto: il ritorno a casa è possibile, la Fiorentina reclama la sua vecchia stella. Dall’addio sono cambiati tempi e ingaggio, l’interesse non è poi così ardente e l’eventualità di pestarsi i piedi con Kalinic è forte. Un’altra stagione di panchina e minuti finali si prospetta all’orizzonte.

SAMPAOLI TE QUIERE

Il 10 gennaio arriva un’altra occasione, l’ennesima dall’ormai lontano 2013. Un top club, il Siviglia, scommette ancora su di lui ed assomiglia leggermente a Firenze, vuoi per filosofia vuoi per il tifo e il senso d’appartenenza. Il tecnico è la vera ciliegina sulla torta, maestro indiscusso di tattica e grande motivatore: Jorge Sampaoli.

Catapultato in nuova realtà, deluso dalle ultime due esperienze, Stevan si ritrova sull’ultimo treno per affermarsi. Le prime due partite? Real Madrid e nuovamente Real Madrid. Dinanzi ad un Estadio Ramón Sánchez Pizjuán gremito e dipinto di rosso fa il suo ingresso all’inizio del secondo tempo, dopo nove minuti Escudero la butta dentro e il primo ad arrivare è proprio lui, è Jo-Jo. 2 a 1 che serve a poco allo scadere dei novanta minuti, ma che infiamma lo stadio e riaccende qualcosa in lui.

COME MESSI E MARADONA

Passano quattro giorni ed è ancora Siviglia-Real, stesso stadio e stessa storia. I Blancos dominano il risultato per 84 minuti, poi cambia tutto. Il più odiato, Sergio Ramos, insacca nella sua porta rimettendo in discussione il risultato ed aprendo le porte dell’inferno.

Il Pizjuàn diventa una bolgia, il dodicesimo uomo in campo. Per vincerla serve un colpo di genio, serve la giocata del campione. Il tempo scorre incessante, la partita si avvia verso un pareggio che non serve ai padroni di casa e a un minuto dalla fine si accende la lampadina all’uomo del momento. Jo-Jo guarda Navas, conta i passi e lascia andare il destro. La palla è dentro, in campo regna il caos, Sampaoli esplode e Zidane rimane allibito. Campionato riaperto e record di Messi e Maradona eguagliato, due gol in tre giorni al Real.

Stevan è tornato.

 

 

 

 

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