L’arte della lotta per la salvezza

Se c’è una cosa che abbiamo imparato dalla Premier League dopo tutte queste stagioni di puro spettacolo è che non possiamo permetterci di aspettarci nulla. Non è un campionato scontato e pronosticabile su cui ci si può fidare per il fantacalcio, peggio ancora per una singola schedina. Tutti possono battere tutti. Premier League fa rima con imprevedibilità: ce ne siamo accorti anche noi, dato che negli ultimi 10 anni abbiamo dovuto cedere agli inglesi, in modo graduale ma eloquente, lo scettro del campionato più bello del mondo. E ciò non consiste solo nel riconoscere una superiorità netta riguardo alla lotta per il titolo.

PREMIER LEAGUE 2017 // Chiunque può battere chiunque

Perché quando un campionato è bello e aperto, tutto ciò si riflette anche nei piani più bassi del grattacielo. Anche nei piani sottoterra, come la Championship, il purgatorio dove chi ci è stato non vuole più tornarci. Ma come ogni anno, sono 3 i “fortunati” che vincono un biglietto di sola andata per andarci. E quest’anno l’esito della lotteria è molto meno scontato, perchè al termine della ventiquattresima giornata ci sono 6 squadre in 2 punti pronte a darsi battaglia fino all’ultima goccia di sangue per evitare quel salto nel burrone della cadetteria che incute tanto timore.

Partendo dal basso, c’è il Sunderland, squadra che da 9 anni riesce ad aggrapparsi a un giubbotto di salvataggio e rimanere in prima divisione. Al timone c’è un personaggio popolare nel calcio inglese come David Moyes, additato come il “prescelto” successore di Sir Alex Ferguson ma che alla fine si è rivelato essere inadeguato alla guida di un top club. Non è una lotta alla salvezza se non sono presenti i Black Cats, e Jermain Defoe è l’uomo che può, ancora una volta, far sì che la grande fuga del Sunderland diventi realtà. L’arma in più di Moyes è la difesa, di solito resistente e solida; l’aggiunta di Lescott nel mercato di riparazione potrebbe essere un aiuto inaspettato, ma la partenza di un terzino di classe come Van Aanholt non fa ben sperare.

“Se non puoi batterli, unisciti a loro”

Proprio Van Aanholt è stato al centro di una grande discussione mediatica. Passato al Crystal Palace, al momento del suo trasferimento ha dichiarato che sarebbe andato a giocare in una rosa di giocatori tecnicamente molto più forti. Tre giorni dopo, l’olandese perde per 4-0 contro i suoi vecchi compagni di squadra viene ridicolizzato. Il Palace, in penultima posizione, vive una situazione a dir poco surreale, con 4 punti conquistati in 8 partite sotto la gestione di Big Sam Allardyce: giocatori come Benteke, Townsend, Zaha e Cabaye dovrebbero rendere il club del sud di Londra un avversario tosto da metà classifica, e l’atmosfera incredibile del Selhurst Park si meriterebbe una fine più dignitosa di questa. Per adesso, uno dei capocannonieri della squadra è Scott Dann, difensore centrale, segno che di problemi sotto porta ce ne sono, e non pochi.

L’Hull City è una delle sorprese delle ultime giornate. Dopo l’esonero del “traghettatore” Mike Phelan e la cessione del gioiello Snodgrass si temeva il peggio, e il nuovo coach Marco Silva è finito sotto i riflettori dei tabloid. Erano tanti gli opinionisti che volevano un allenatore “nostrano” alla guida delle Tigers, perché secondo loro la nomina del portoghese come allenatore simboleggiava le pecche del sistema calcistico inglese. I 4 punti conquistati contro Liverpool e Manchester United, però, sono serviti come conferma dell’ottimo lavoro in corso, e ora i giocatori sono convinti dei propri mezzi. È una squadra che riesce, sì, ad eseguire un catenaccio come si deve (0-0 all’Old Trafford), ma anche a prendersi tutti e tre i punti in quelle partite che valgono sei punti (six-pointer in gergo) come contro il Bournemouth tre settimane fa.

Paul Clement, manager dello Swansea

C’è anche lo Swansea che ha cambiato allenatore già due volte: da GuidolinBob Bradley Paul Clement, braccio destro e vice di Ancelotti. Dopo un inizio di stagione deludente, il club gallese sembra quello provvisto delle risorse migliori per scampare la retrocessione. Con Sigurdsson la punta di diamante e Llorente come uomo chiave in attacco, gli Swans hanno creato scompiglio in molti campi d’Oltremanica: hanno espugnato Anfield per 3-2 e, giusto sabato scorso, sono andati vicini all’ennesima impresa, capitolando contro il Manchester City solo all’ultimo secondo per colpa di un gol del ragazzo prodigio Gabriel Jesus. Ma di questo passo un’altra stagione di Premier League non dovrebbe sembrare un miraggio.

Il Middlesbrough di Aitor Karanka navigava in acque tranquille fino a qualche settimana fa, ma è stato inevitabilmente risucchiato nel buco nero della lotta per non retrocedere. Il rendimento in trasferta di Negredo e compagni sarà cruciale per i loro sogni di sopravvivenza nell’ultima parte della stagione: su 12 partite fuori casa, infatti, solo una volta sono riusciti a portare a casa un successo, ed è stato il 21 agosto scorso nella partita a Sunderland. È proprio contro il Sunderland che il Middlesbrough può riscattarsi: tre punti nello scontro diretto in casa dell’11 marzo, oltre che essere una prestigiosa vittoria nel Tees-Wear derby, potrebbero dare nuova linfa al Boro per la volata finale.

Ranieri rischia la retrocessione

Infine, e purtroppo, c’è anche Claudio Ranieri e il suo Leicester, di cui si è parlato tanto. Complici anche gli impegni in coppa, e soprattutto l’impresa della qualificazione agli ottavi di Champions, la squadra è cambiata tanto rispetto all’anno scorso. In negativo. Tanti i gol subiti, pochi quelli segnati. E la discrepanza più grande è l’assenza dell’uomo più discusso dell’anno scorso, Jamie Vardy. La magia dei campioni d’Inghilterra sembra essere svanita, i giocatori sembrano non lottare più, e il motto del club (“Foxes never quit”) sembra non essere più rispettato. Nonostante un recente comunicato del club che testimonia un supporto “incrollabile” per Sir Claudio, è un momento buio per le Foxes, e c’è il rischio vero di diventare la prima squadra a passare in un anno dal titolo alla retrocessione. 

La seconda divisione inglese non è per niente come la nostra Serie B. È un campionato tosto dove club prestigiosi e storici sono svaniti nella nebbia anno dopo anno, fallendo nella missione apparentemente semplice di riconquistare subito la massima serie. Esempi? Il Charlton degli anni 2000; il Bolton che arrivò in Europa; il Portsmouth delle meraviglie e il Wigan, entrambi vincitori della FA Cup non troppo tempo fa. Nessuno vuole perdersi nei meandri della Championship, e i 40 punti canonici per salvarsi possono anche rivelarsi essere troppo pochi, come successo al West Ham nel 2003, retrocesso con 42 punti. È un salto rischioso, non da prendere alla leggera. È la lotta alla salvezza più bella d’Europa, e sarà uno scenario interessante fino all’ultima giornata, quando Crystal Palace e Hull si scontreranno per restare in Premier. Salvarsi è un’arte, e il 13 maggio vedremo chi vincerà il concorso del quadro più bello, quello della permanenza nel campionato più bello del mondo.

Tommaso Fiore

Impostazioni privacy