Steven Bradbury, una lezione di vita per chi parte già sconfitto

Steven Bradbury medaglia d’oro olimpica: questa è una storia molto particolare, che ha sempre fatto ridere molto (soprattutto perché è una storia conosciuta grazie alla Gialappa’s Band). Passano gli anni ma continua a far ridere. Non si riesce a capire come possa essere possibile che alle olimpiadi accada una cosa del genere: un copione scritto da uno sceneggiatore fatto di LSD, atleti di paglia, un destino troppo potente per essere credibile.

Steven Bradbury è un pattinatore sul ghiaccio, specialità short track (un cerchio in cui vinci se sei il più veloce). Ha un talento per questa disciplina, nonostante venga da un paese in cui il ghiaccio non è propriamente l’elemento principale della vita (ovvero l’Australia). A 21 anni Steven ha già sul collo quattro medaglie vinte tra mondiali e olimpiadi. Tutto farebbe pensare ad una grande ascesa in quello sport, l’età è dalla sua parte. Non la vita però: durante una gara un suo rivale, cadendo, gli procura un profondissimo taglio ad una arteria. Perderà quattro litri di sangue, serviranno mesi e mesi di riabilitazione. Quando finalmente si rialza in piedi, Steven non è più quello di prima: non riesce a muoversi come vorrebbe, è lento, in uno sport dove la velocità è tutto. Ma continua lo stesso, e partecipa alle olimpiadi di Nagano 98, senza ricavare niente. La vita però sa essere dura, a volte troppo: un altro incidente, stavolta viene interessato il collo, ancora una volta deve fermarsi. Le olimpiadi di Salt Lake 2002 si avvicinano, lui vuole esserci, anche se la ragione, e il pragmatismo, imporrebbero una sana decisione: dire basta. Non è più in grado di competere con gli altri, non ha una forma fisica accettabile, perchè forzare? Perchè non arrendersi?

La nazionale australiana ha vinto solo due medaglie olimpiche in quella disciplina; entrambe le ha messe al collo Steven Bradbury. Si ritirerà subito dopo quelle pazze gare, in cui sono servite otto cadute e una squalifica per farlo arrivare sul tetto del mondo: adesso non ha più niente da dimostrare. Quella gara in cui chiunque avrebbe potuto vincere, l’ha vinta lui, dopo una carriera passata più a sognare di essere il talento di dieci anni prima, in un letto di ospedale. Ma dieci anni dopo, un incredibile yin yang pareggia fortune e sfortune. La vita gli ha ridato quello che sembrava avergli sottratto precocemente, senza nessuna responsabilità del povero Steven.
Chiunque avrebbe potuto vincere quella gara, bastava rimanere in piedi. E’ questo che dice chi ha visto tutto dal divano, senza conoscere la storia di Steven Bradbury, l’uomo che ci ha insegnato a sperare, e di brutto.

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