Ho visto Clarence Seedorf, il Professore dei record!

1 Aprile 2017. Albert Einstein, nel regno dei cieli, sta presenziando ad un congresso di fisici illustri – ormai passati a miglior vita- facendo da Cicerone della giornata. I temi attorno cui si discute sono diversi e disparati, ma l’attenzione di tutti verte su una questione molto particolare: fisica applicata al calcio. Mentre Heinrich Gustav Magnus si riempie la bocca di “effetto magnus”, la sua celebre scoperta riguardante la variazione della traiettoria di un corpo in un fluido in movimento, che viene spesso associata ai tiri ad effetto e alle “maledette” di Andrea Pirlo, Eupalla, la “divinità che protegge ed ispira il gioco del pallone”, sofferma l’attenzione dei presenti sulla ricorrenza della giornata odierna: il compleanno del Professore, Clarence Seedorf.

                        ONE MAN SHOW

Il Professore tiene stretta la sua quarta Champions League, subito dopo la vittoria di Atene nel 2007.

Le nuvole si trasformano incredibilmente in schermi cinematografici e subito viene proiettata la vita calcistica del giocatore olandese, meglio noto come l’uomo dei record. La sua bacheca lascia di stucco tutti i presenti, e un senso di stupore e meraviglia avvolge l’atmosfera: Clarence è l’unico calciatore ad aver vinto la Champions League con tre squadre diverse – Ajax, Real Madrid, Milan – per un totale di 4 trofei vinti; il quarto giocatore con più presenze nelle competizioni UEFA, ed uno dei pochi a far parte della cerchia degli “immortali”, ossia dei calciatori che hanno disputato più di 1000 gare in carriera. Non solo calcio, ma anche cultura, cucina e solidarietà sono le peculiarità principali di un atleta completo sotto ogni punto di vista: le 6 lingue parlate, il ristorante Finger’s a Milano di sua proprietà e le associazioni volte a promuovere lo sport, in quei luoghi dove i bambini vivono in condizioni di miseria e povertà, sono esempi lampanti della sua grandezza umana.

                      UNA CARRIERA DA SOGNO

La carriera da calciatore è quella di un predestinato a tutti gli effetti: l’esordio con l’Ajax a 16 anni, la vittoria della coppa d’Olanda, la prima Champions e il posto stabile in squadra negli anni a venire, attireranno le attenzioni dei grandi club. La squadra olandese, d’altronde, è conosciuta per essere una vera e propria boutique calcistica, sfornando talenti con una facilità disarmante. Dopo una parentesi in Italia, precisamente a Genova sponda blucerchiata, nel 1996 Seedorf si trasferisce al Real Madrid dove, in poco tempo, vince un titolo nazionale, una Champions League e una Coppa Intercontinentale. Lasciata la Spagna, l’Italia diverrà la sua nuova casa, questa volta in via definitiva: Inter prima e Milan poi si godranno le giocate di una delle mezze ali più forti, tecniche ed esplosive degli ultimi anni.

                               INGEGNO, FORZA E DINAMISMO

Non è di certo piovuto dal cielo il soprannome Professore: Seedorf dispensava calcio, dando lezioni ed insegnamenti al solo contatto con la sfera. Erano i suoi piedi a parlare e, quando ciò avveniva, il pubblico attorno a lui diveniva più serio e solenne, quasi come degli studenti che attendono con diligenza gli insegnamenti del loro docente. La tecnica, l’intelligenza tattica si fondevano in maniera impeccabile con una muscolatura massiccia, facendo sembrare il pallone una conseguenza naturale e logica del suo essere. Clarence era nato con la palla tra i piedi ed arduo era il compito di chi doveva sottrargli questo suo pezzo di “corpo”, viste anche le sue potenti difese immunitarie: il dribbling, unito ad una dirompente forza fisica, gli permettevano di uscire palla al piede anche in situazioni che apparivano dei veri e propri vicoli ciechi.

                                   SOLO GOL PESANTI

Il secondo gol di Seedorf nel derby d’Italia contro la Juventus. Stagione 2001/02.

Chiamatelo pure l’uomo dei derby. Già dai tempi del Real, il Professore aveva abituato i suoi tifosi a marcature pesanti, in grado di decidere una stagione ed entrare prepotentemente nell’immaginario comune. Come nel 1997, quando realizzò un gol leggendario contro i cugini dell’Atletico, calciando la palla poco dopo la linea di metà campo. Anche il Bel paese potrà godere di queste gemme di pregiatissima fattura: la doppietta messa a segno contro la Juventus, con la maglia neroazzurra, è un ricordo ancora vivo nella mente degli italiani. In maglia rossonera invece, oltre a consacrarsi definitivamente tra i centrocampisti più forti al mondo, scriverà le pagine più belle e vincenti della sua storia calcistica, condite da gol inimmaginabili. La rete che nella stagione 2003-04 deciderà il derby, con il risultato di 3-2 in favore dei rossoneri, è una prodezza da quasi 40 metri che resterà negli annali del calcio e che ben rappresenta il suo biglietto da visita. I missili terra-aria diverranno il suo marchio di fabbrica, qualcosa di unico che lo stesso Einstein, nel congresso celeste, non riesce a spiegare scientificamente.

                         LA NUOVA VITA

Il missile terra-aria che vale il 3-2 nel derby. Un’immagine indelebile che Toldo ricorda ancora bene.

Chiuso il capitolo da giocatore, se ne apre immediatamente uno nuovo, questa volta nelle vesti di allenatore. Il carisma, l’intelligenza e l’esperienza di certo non mancano, ed è forse per questo che Clarence rinuncia alla gavetta per buttarsi immediatamente in una grande realtà che conosce sin troppo bene. Nel 2014 il Milan diventa la sua casa, per la seconda volta, anche se i risultati non gli sorrideranno: c’è bisogno di una svolta netta per riportare in auge i colori rossoneri ed il mister lo sa bene. Proprio per questo, una volta terminata la stagione, chiede alla società acquisti importanti in grado di colmare il gap con le altre corazzate: le sue parole cadranno nel vuoto più assoluto, e lo porteranno all’esonero dopo pochi mesi dal suo arrivo. L’ultima esperienza da allenatore lo vedrà impegnato in Cina, allo Shenzhen, non riuscendo tuttavia a centrare l’obiettivo promozione.

Nonostante ciò, il professore non ha ancora esaurito le sue dottrine: la strada è lunghissima e la carriera da allenatore potrebbe concedergli ulteriori soddisfazioni. Il tempo, d’altronde, non è mai stato suo nemico e gli ha permesso di prendersi più di una rivincita. Auguri Clarence, uomo dei record!

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