FK Rostov, il Leicester di Russia: dalla salvezza alla lotta scudetto, tra il sogno Champions e l’incubo fallimento

Ci sono storie nel calcio che sembrano non potersi mai avverare. In un mondo fatto di denaro, bilanci e fatturati a rimetterci sono (quasi) sempre le piccole squadre e a vincere le big. I potenti.

Quasi appunto. Perché quest’anno in Inghilterra il Leicester – l’anno scorso in piena lotta retrocessione e due stagioni fa in Championship, la Serie B d’oltremanica – è ad un passo dalla vittoria del campionato. Dopo averlo dominato, nonostante le scomode presenze di City, United, Arsenal, Chelsea e Liverpool, la squadra di Ranieri ha bisogno di soli tre punti per trionfare. E in tanti, sparsi per il mondo, aspettano con ansia la vittoria delle Foxes, ormai simbolo del calcio pulito. Vero. Emozionante.

Ma non tutti sanno che a 2950 chilometri dalla città britannica delle Midlans Orientali si sta scrivendo una storia simile. Precisamente nella Russia meridionale, a Rostov-sul-Don, dove l’omonima squadra sta tentando una magnifica impresa: passare dalla sfiorata retrocessione alla vittoria della Prem’er Liga – la Serie A russa – in dieci mesi. Proprio come il Leicester.

Sì perché il Futbol’nyj Klub Rostov è primo in classifica a 51 punti, uno in più della blasonata CSKA Mosca, a cinque gare dal termine. Un risultato storico per un club che non ha mai lottato per certi palcoscenici.

Lo scorso campionato, infatti, si piazzò al terzultimo posto e riuscì a salvarsi in extremis grazie alla doppia vittoria nello spareggio con il Tosno, club del Pervenstvo Futbol’noj Nacional’noj Ligi. In semplici parole la nostra Serie B. In Russia, infatti, funziona così: le ultime due retrocedono direttamente e la terzultima e la quartultima sfidano la terza e la quarta classificata della cadetteria. Risultati simili ottenuti anche nelle stagioni 2011-12 e 2012-13, dove i gialloblù si erano salvati sempre grazie alla vittoria nei play out.

Due anni fa, invece, è arrivato l’unico trofeo nella storia del club: la Coppa Nazionale. Oltre ad un discreto settimo posto. Un’onesta squadra di medio-bassa classifica senza grosse pretese sugli obiettivi da raggiungere. Diverse partecipazioni in massima serie, qualche apparizione anche nelle serie minori, soprattutto in epoca sovietica. Ed anche una sfida con un’italiana: nel 1999 con la Juventus nell’allora Coppa Intertoto (all’epoca si chiamava Rostsel’maš e perse 0-4 in casa e 5-1 in trasferta).

I problemi, però, non sono mancati. Il mese scorso è stata depositata presso la Corte Arbitrale della Regione di Rostov un’istanza di fallimento da parte della società Agrofest Don. L’avvocato di diritto sportivo Anton Smirno lo scorso mese ha dichiarato: “Se non verrà trovato il denaro, allora il club verrà riconosciuto come insolvente e potrebbe cessare di esistere”. Alla base della richiesta vi è un debito di 93,6 milioni di rubli dovuti all’Agrofest dopo aver raggiunto un accordo transattivo a fine dicembre. Ma fortunatamente la Corte ha respinto la richiesta di fallimento giustificando il diniego nell’impossibilità da parte del richiedente di dimostrare l’entità del debito nonché la prova della comunicazione d’istanza di fallimento al debitore. Ciò non toglie che è ancora tutto in bilico e la situazione economico-societaria stona con i brillanti ed inaspettati risultati ottenuti in campo.

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Il prossimo 21 maggio la squadra del presidente Viktor Goncharov potrebbe infatti scrivere la storia e trionfare in un campionato certamente non all’altezza dei principali europei, ma competitivo e con diversi club da tempo militanti in Champions ed Europa League.

Basta dare un’occhiata al valore economico della avversarie per comprendere la portata dell’impresa. Lo Zenit, secondo i calcoli di Transfermarkt, ha una rosa di 196,2 milioni; il Cska di 131,6; il Krasnodar di 91,95, la Lokomotiv Mosca di quasi 80; lo Spartak di 70. Il Rostov, invece, appena di 40 milioni di euro, circa cinque volte in meno della detentrice del titolo.

Diversi giocatori russi, tra cui spicca il capocannoniere Poloz (che però è un esterno offensivo), ma formazione multietnica. A partire dall’allenatore turkmeno Gurban Berdiýew, che ha battuto addirittura il Barcellona al Camp Nou quando nel 2009/2010 allenava il Rubin Kazan. Il talentino iraniano classe ’95 Sardar Azmoun (segnatevi questo nome!), l’esperto ecuadoregno Christian Noboa, il ventunenne maliano Moussa Doumbia (altro giocatore da tener d’occhio) e il difensore goleador angolano Bastos, giusto per dirne qualcuno. Insomma una squadra da scoprire, che sta mettendo a dura prova le senatrici del torneo.

Dalla Premier alla Prem’er, dall’Inghilterra all’Europa dell’Est. Il Leicester di Russia è pronto al grande passo. E oltre al titolo, sogna di arrivare in Champions. Debiti permettendo…

@AndreaGagliotti

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