Barcellona-Valencia: l’inno alla gioia, l’elogio della bellezza

Davanti alla Gioconda può capitare di emozionarti. Come davanti all’immensità di una natura incontaminata e sconosciuta che si para d’innanzi a te come un’emozione illuminante. Se Barcellona-Valencia fosse una donna, sarebbe prorompente. Sarebbe sinuosa, ma con un carattere forte e focoso, e il Camp Nou un abito bollente, di quelli che quando indossati ti fanno desiderare sogni incessanti e peccaminosi. I due allenatori si tramutano in genitori fieri della loro creatura, che tutti sognano e ammirano, onorati e fortunati alla loro vista.

Se Barcellona-Valencia fosse una rappresentazione teatrale sarebbe un dramma in cui c’è tutto: felicità, tristezza, fortuna, cuore, passione, resistenza. Sarebbe fuego. Dovrebbe vincere il Barcellona, in cerca di riscatto dopo la deludente partita contro il Deportivo: in casa è difficile passare. Valencia poi, naviga in acque bassissime, nonostante un blasone di tutto rispetto. Mangala, dai milioni di Manchester alla voglia di rivincita valenciana, si trasforma in V, in cerca di vendetta. Scatena la rabbia, e la mette dentro per rompere gli indugi. Il vantaggio però non gli basta, e in poco tempo si fa espellere, lasciando la squadra in dieci. Il Barcellona ringrazia, e dopo il gol di Suarez, altro animale feroce di cui essere spaventati, approfitta dell’ultima follia del difensore francese per andare in vantaggio con il rigore di Messi.

Il copione sembra scritto, ma Munir non ci sta: con addosso i panni di chi è chiamato a tappare i buchi, sgroppa in avanti, e prima che l’arbitro canti due volte sigla il 2-2. Il gol dell’ex, colui prescelto a tradire per rispetto di un’altra maglia: lo spettatore deve prendere fiato. Non può credere di assistere ad uno sceneggiato così perfetto. Come finirà? Non si può sapere, la regia è impeccabile. Niente suggerisce il finale.

Barça sempre in avanti, Valencia temibile a tratti, quelli che bastano per far salire la suspance e il flebile terrore degli occhi blaugrana. Il 3-2 di Messi non scaccia i pipistrelli, che in dieci continuano a volare nel campo. Entra pure Zaza, non riuscirà a sorprendere come avrebbe voluto. Barcellona sempre avanti, ma il toro non è ancora matato: c’è vita per Diego Alves e compagni, e il pubblico non lo accetta. In una corrida, quando il toro è in difficoltà, va fatto fuori. E’ uno sport crudele e spietato, la vita sa essere così. E il pubblico, va accontentato.

Il 4-2 di André Gomes fa tirare un sospiro di sollievo ai padroni di casa, mentre noi “poveri” spettatori, in ansia per le sorti di due squadre capaci di farci innamorare di uno sport meraviglioso, ci ricordiamo che tutti noi siamo persone. Siamo capaci di emozionarci e di far emozionare, e davanti ad un film come questo, possiamo tornare a casa soddisfatti ed onorati. E con il dovere morale di ringraziare gli attori per averci regalato uno spettacolo magnifico.

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