Ci siamo. Finalmente ha inizio la rassegna europea: 24 squade, 6 gironi, 1 titolo a disposizione. Primo step, dunque, superare il raggruppamento. Impresa apparentemente tranquilla se ti chiami Portogallo e fai parte del girone F. E soprattutto, poi, se davanti a te hai l’Austria, l’Islanda e l’Ungheria.
CR7, AGAIN – Dopo le lacrime del 2004, Cristiano Ronaldo non è mai più andato vicino al trionfo con la propria selezione. Quest’anno talento e voglia ci sono: manca però un gran centrocampo, nonostante le valutazioni di André Gomes e la sempreverde qualità di Joao Moutinho. Come andrà a finire? Di sicuro ci sarà da tenere d’occhio il buon Renato Sanches, neo acquisto del Bayern di Ancelotti e prossimo craque del calcio mondiale. CR7, in fondo, qualche motivo per sorridere pare ce l’abbia.
OCCHIO ALL’ISLANDA – Se per i lusitani arriva la settima partecipazione agli Europei, fa tenerezza l’esuberanza dell’Islanda: nella propria storia, infatti, il movimento calcistico non aveva mai ottenuto un così grande riconoscimento. Certo, la manifestazione allargata ha aiutato tantissimo. Ma questa è una squadra che corre, gioca ed ha anche discreto talento. Su tutti, massima attenzione al fiuto di Finnbogason. Attaccante d’altri tempi.
E attenzione anche all’Austria: dal ritrovato Arnautovic fino all’estremo talento di David Alaba. Sì, questa è una squadra che può fare bene, benissimo. Perché ha gamba e tecnica, personalità ed un pizzico di esperienza in più rispetto alle ultime uscite. Ah, poi son migliorati tanto, tantissimo lì dietro: non si balla, non con Dragovic e Fuchs.
Dulcis in fundo, la storia del calcio ci riconsegna una squadra che non può e spesso non dovrebbe uscire fuori dai ranghi dei migliori. L’Ungheria partecipa al suo terzo Europeo con una speranza: che lo spirito di quella squadra del ’64 accompagni questi ragazzi. Allora, nell’edizione di esordio in Spagna, Puscas e compagni ottennero il terzo posto con la vittoria della finalina, allora presente, contro la Danimarca per 3-1 ai tempi supplementari. Riusciranno a ripetersi? Dura, durissima. Ma appigliarsi alla storia, ogni tanto, può far bene. E l’Italia n’è un esempio lampante…
This post was last modified on 10 Giugno 2016
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