Ci si accorge subito quando un calciatore non appartiene alla categoria in cui gioca, sia tra i dilettanti che tra i professionisti. Diversi movimenti, diverse caratteristiche tecniche, fisiche e mentali. Allo stesso modo si capisce, guardando una partita del Verona, che Giampaolo Pazzini con la serie B ha ben poco a che vedere. I numeri stagionali parlano per lui: 12 goal in 11 presenze, primato in classifica per l’Hellas e una media punti di squadra che cambia radicalmente con la sua presenza in campo (2.36 contro 1.33 quando è assente). A conferma della poca pertinenza del Pazzo con la categoria ci sono poi le sue 349 presenze in Serie A con le maglie di Inter, Milan, Fiorentina, Sampdoria e Atalanta condite da 107 goal e le 34 apparizioni nelle coppe europee.
Chiunque abbia visto giocare Pazzini riconosce in lui la grande facilità che ha nel trovare la via della rete, spesso in modo stilisticamente non perfetto ma sempre in maniera tremendamente efficace. Il vecchio modo di dire “trovarsi al posto giusto al momento giusto” sembra gliel’abbiano cucito addosso come a pochi altri attaccanti nel calcio moderno.
Di tutte le reti siglate a Genova però vengono ricordate le 3 messe a referto nella doppia sfida con il Werder Brema valevole per l’accesso alla competizione più importante. Il bomber toscano dimostrò per l’ennesima volta di saper essere letale anche quando la tensione aumenta e la posta in gioco è alta.
Pazzini è riuscito a lasciare il segno ovunque abbia giocato, dal grande girone di ritorno in maglia neroazzurra ai 15 goal nella prima annata con il Milan, e forse è per questo che ha deciso di seguire l’Hellas in serie B, per rifarsi della stagione scorsa condizionata anche dagli infortuni.
La squadra quest’anno è stata allestita dalla società in maniera quasi impeccabile ed il Pazzo ha ancora voglia di dimostrare, partendo magari dalla vittoria del campionato e dal titolo di capocannoniere. Con un attaccante così, del resto, per i tifosi del Verona è lecito sognare.
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