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Quando il ginocchio fa crac: da Ronaldo a Florenzi

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C’è una nonna nel mondo del calcio che per un po’ di mesi dovrà far a meno di vedersi correre incontro suo nipote dopo aver segnato un gol in partita. Questa è la nonna di Florenzi.

Sì, perché “bello de nonna”, a discapito di tutti, si è rotto il crociato. Quell’infortunio che, tra i tanti, è quello che fa più paura e che qualunque calciatore, come qualunque persona al mondo, preferirebbe ovviamente evitare. Una cosa è una contusione, uno stiramento, uno strappo muscolare, tutt’altra cosa è la rottura del ginocchio. Quando fa crac il ginocchio, il futuro diventa sempre un’incognita.

DA RONALDO A FLORENZI: STORIA DI TALENTI TORMENTATI

La storia del calcio espleta analoghi infortuni che hanno colpito campioni rovinati dalle incombenze che conseguono appunto rompendosi il ginocchio. Van Basten e Ronaldo su tutti, col primo che ha giocato un 1/3 di quanto un campione come lui merita di giocare e il secondo che se non se lo fosse rotto, il ginocchio, quell’epiteto di “Fenomeno” non sarebbe bastato a definirlo. Oltre a loro anche Baggio e Rossi – “Pepito” – ne hanno pagato le conseguenze; col “Divin Codino” un giorno sì e l’altro pure dal dottore e “Pepito” rimasto un eterno incompiuto. Negli ultimi anni è toccato ad Insigne e di recente pure a Marchisio, Montolivo, Milik e appunto Florenzi.

Pensare di poter prevenire, affinché si possano evitare, certi tipi di infortuni è utopia se non addirittura un degenero del calcio in sé. Perché? Perché in uno sport dove il contatto e l’impetuosità la fanno da padrona, è impossibile pensare a match nei quali le due cose vengono a mancare. Il calcio è anche questo e anche questo va accettato. Inaccettabili, invece, sono alcuni commenti mossi a sfavore dell’infortunato Montolivo, a cui alcune persone hanno addirittura augurato la morte (cretini è dir poco). Cose del genere, invece, possono e vanno evitate. Perché uno dei disagi che comporta questo tipo di infortuno, è anche quello psicologico, oltre che fisico.


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TORNATE PRESTO!

Ci si pensa due e più volte prima di mettere il piede in un contrasto e ci si crede di meno quando bisogna rincorrere indiavolati un pallone che sembra irraggiungibile; dopo essersi rotti il crociato. La paura di una ricaduta, di riprovare quella sensazione di dolore, è tale da inibire, frenare l’impetuosità che, come già detto, nel calcio deve farla da padrona. Mettere da parte il tifo, far prevalere la solidarietà, eliminare simpatie e antipatie, è sintomo di un pubblico intelligente, in grado di cogliere quello che un giocatore come Florenzi può dare allo spettacolo, motivo per cui tutti, oggi, ci auguriamo che lui, ma anche Montolivo, Milik, e tutti gli altri nelle loro condizioni, possano riprendersi fisicamente e psicologicamente e tornare a fare quello di cui il calcio ha bisogno: dare spettacolo!

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