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Gerard Deulofeu, l’ennesima occasione

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Roberto Donadoni e Gerard Deulofeu, l’alba e il tramonto di un’era. Il primo acquisto e l’ultimo del periodo di maggior successo del Milan, i trent’anni sotto la guida di Berlusconi. Da un esterno a un altro, tempi diversi ma stessa storia.

L’attuale allenatore del Bologna era un altro giocatore, un talento puro, tanto da essere considerato da Platini come il miglior calciatore italiano degli anni novanta. L’altro ha tutto, va sottolineato tutto, da dimostrare. Una sorta di bad boy, uno di quelli che appartiene alla categoria “potrebbe, ma non si applica”.

UN GIOCATORE, DUE VOLTI

Sulla carriera, ad essere onesti, c’è poco da dire. Per tutta la trafila delle giovanili veste blaugrana dove mostra due aspetti di se stesso: di un’altra categoria con i coetanei, uno dei tanti con i grandi. Questo sarà il leitmotiv delle sue stagioni, per esprimerla in numeri dal 2013 ad oggi.

Fatta eccezione per la nazionale, ne parleremo più avanti, farà da comparsa in Inghilterra e in Spagna. I primi a puntare sul promettente Gerard saranno i dirigenti dell’Everton convinti, probabilmente, dalle prestazioni con il Barça B. Le partite giocate saranno 25, ma i numeri, spesso, ingannano. Dietro a quella che appare una degna stagione per un ragazzino, si cela una grande verità: solo 890 minuti, quindi circa 9 presenze.

Deulofeu torna in patria, viene girato al Siviglia. Sotto la guida di Emery gli esterni vengono valorizzati, potrebbe essere la giusta annata per maturare, per crescere e per soddisfare le alte aspettative. Si rivela un fallimento e viene etichettato, dal mister, come un immaturo che non si sacrifica per la squadra.

Il ragazzino classe ’94 si ritrova scaricato e bollato. Non rientra nei piani del Barça e le parole di Emery lo seguono e lo perseguitano, l’unica soluzione è lasciarsi indietro tutto e ripartire per l’Inghilterra, destinazione Liverpool, sponda Toffees.

LA NAZIONALE UNDER 21

Per cercare e vedere in azione il vero Deulofeu bisogna assistere a una qualsiasi partita della nazionale minore spagnola. Lì ha mostrato il suo potenziale, ha dimostrato di saper incidere e decidere, ha dimostrato che Emery era in torto. Il problema, il gigantesco problema, è che con i club non riesce a ripetersi.

Un fenonemo capace di abbattere ogni record, di rimanere nei manuali di storia del calcio (per citare Altafini). Ha messo a segno 16 gol in 32 presenze, mai nessuno come lui. I record e la “rojita” non durano per sempre, Gerard deve decidere se rimanere ancorato al passato o entrare nel futuro.

MI CONCEDE UN BALLO?

Non si tratta del ballottaggio in campionato, ma di rivalità, di un rapporto fuori dagli schemi che li lega da sempre. Entrambi esterni, dotati di tecnica e rapidità, l’uno destro, l’altro mancino, uno biondo, l’altro moro.

Un duello che li accomuna da tempo, forse da sempre. Accompagnati dalla chitarra di Paco de Lucia, tra i più famosi artisti e esponenti del flamenco, si sono dati e si daranno battaglia per un posto in squadra. Pensiamoli entrambi titolari a piedi invertiti, in sottofondo una frenetica ballata di flamenco ovviamente.

Eccoli puntare i difensori, ad ogni passo di danza corrisponde una giocata con il ritmo sempre più in crescendo. Gerard punta l’uomo e lo salta con un doppio passo, dall’altro versante Suso punta il fondo, rientra e lascia partire uno dei suoi classici sinistri a giro. Novanta minuti di danza, di giochi di magia, di tiri a giro, difensori e tifosi ammaliati da questa splendida sinfonia di gambe e musica.

Utopico? No, la scelta è tutta nelle mani di Montella. Sarà capace di plasmare e far coesistere la strana coppia?

 

 

 

 

 

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