Spalletti dopo Roma-Napoli: l’ha detto sullo scudetto

Il Napoli ottiene una grandissima vittoria espugnando l‘Olimpico per 0-1.

In conferenza il mister Luciano Spalletti ha elogiato la grande prestazione dei suoi giocatori, sottolineando la grande prova difensiva e l’incisività di Victor Osimhen.

Come avete vinto la partita?
“C’era soddisfazione nello spogliatoio perché l’abbiamo vinta come pensavamo di poterla vincere. La squadra doveva saper sfruttare le poche occasioni che la Roma ci avrebbe concesso. Per fare questo c’era da stare attenti nel non cadere nelle trappole preparate. Magari abbiamo sbagliato qualche palla in più di quello che siamo abituati, ma dopo abbiamo mantenuto sempre ordine che non ha permesso di sfruttare alla Roma le trappole seminate nel campo”.

Sul gol e sulla prestazione di Osimhen
“Il gol di Osimhen è un pezzo di bravura, da calciatore top quale lui è. L’errore di 5 minuti è un pezzo di non bravura invece. Io ho visto un Osimhen cresciuto, quando gli si dà palla delle volte pensa di dover far sempre l’eroe. Oggi invece ha sviluppato bene tante azioni e si è fatto trovare pronto su tante incursioni. C’è anche da dire che Politano gli ha dato un’ottima palla. Giocata fatta di tempi e qualità”.

Osimhen Mancini Roma Napoli

Questa sera oltre alla qualità è prevalsa anche la sofferenza?
“La qualità ce l’hanno in tante, poi c’è chi la usa meglio. Ma tutte, dalla Roma al Napoli, alla Juve hanno la qualità. Poi si dice che il Napoli ha la rosa lunga, ma vogliamo vedere quella della Roma e della Juve? Bravi i ragazzi che sono entrati, Kim e Jesus maestosi nel pulire tanti palloni. Partita vinta meritatamente”.

Che rapporto ha avuto con la gestione della partita dell’arbitro?
“Sono stato sempre buono e fermo. Quando mi ha ammonito stavo dicendo a Jesus come comportarsi. Roma? Me l’aspettavo così, hanno preparato bene la gara, andando a giocare velocemente sulle due punte”.

In estate i tifosi erano un po’ arrabbiati. Ora 11 vittorie di fila, primo in campionato e in Champions. Lo sapeva già da quest’estate?
“C’è di mezzo lavorare dalla mattina alla sera, per portare in fondo e fare la sintesi di un discorso. Si va al campo, si tenta di dire delle cose, di far crescere la squadra, di metterla in condizione di sviluppare un calcio di qualità. Posso dire di sì o di no, ma in entrambi i modi direi delle bugie, altrimenti non avrebbero valore le persone che lavorano qui dalla mattina alla sera”.

Un giudizio sulla prestazione di Gaetano? Quanto sono determinanti i giocatori che subentrano?
“Secondo me l’incertezza della partita rendeva più complesso decidere i cambi, perché poi sono stato tentato di mettere Raspadori, poi di avere idee differenti e lasciare il sistema di squadra in questo modo. Probabilmente anche stasera i comportamenti della partita e la concentrazione con cui seguivano l’andamento del match li ha aiutati a saperla interpretare bene quando sono stati dentro. Siamo una squadra molto coinvolta sulla bravura e la qualità del compagno, oltre che a pensare le proprie qualità e disponibile a vedere le qualità del compagno e a far uso delle qualità del compagno. C’è una compattezza che è un valore importante, se la manterremo ci darà dei vantaggi. Gaetano è un talentino, sanno tutti. È entrato, ha fatto bene alcune cose, si è fatto trovare sorpreso da un paio di situazioni in cui non ha scelto il meglio. È sintomo di personalità perché è andato per far male, ma è anche sintomo di non saper scegliere il meglio ed essere maturo per vedere che il vantaggio lo aveva lui ugualmente”.

Che messaggio è per il campionato? Che effetto le fa vedere il Napoli come la squadra da battere?
“Dà il segnale di aver vinto 11 partite, con la prossima che sarà ancora più difficile per quello che è ciò che si porta dietro e perché involontariamente le nostre vittorie rafforzano da un punto di vista di attenzione il prossimo avversario. Dobbiamo essere bravi a mantenere la testa lucida e pulita. Si vede che poi perdendo un pallone banale come stasera abbiamo dovuto fare queste corse a perdifiato per ricomporci dentro l’area di rigore e a intercettare i tiri da fuori e non si sa mai come va a finire. C’è da lavorare con più forza, serietà, ricerca di essere più completi e precisi”.

Dieci punti dalla Juventus, otto dall’Inter, sette dalla Roma, tre dal Milan. Come definisce la stagione del Napoli fin qui?
“Il titolo è che i titoli non si vincono dopo undici partite, si vincono a maggio, a giugno, ad agosto. Quando finisce il campionato, si vincono. Mantenere i piedi per terra. Zero presunzione, zero atteggiamenti da fenomeni, si va, si mangia il nostro panino in treno e domattina c’è allenamento perché mercoledì c’è il Maradona pieno“.

Riccardo Vinci

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