Juve, che tegola: ha detto no, dirigenza spiazzata

Scoppia un problema di non poco conto in casa Juve: dirigenza e Tudor spiazzati, ha detto non al trasferimento

La Juventus è protagonista, fin qui, di un Mondiale per Club da incorniciare. Già conquistato l’accesso agli ottavi di finale, stasera ultima gara della fase a gironi per i bianconeri. Tudor sta lavorando con la rosa che ha a disposizione ed in questi giorni di ritiro negli Stati Uniti la squadra sta mostrando anche un gioco apprezzabile oltre che gol e vittorie a raffica.

Nel frattempo la dirigenza lavora sia in entrata che in uscita. I bianconeri sono una squadra che necessita di rinforzi in ogni reparto, con Tudor che ha già espresso le sue preferenze in tema di uomini alla dirigenza. D’altronde il passaggio dal 4-2-3-1 al 3-4-2-1 che sta utilizzando il croato richiede calciatori con determinate skills che mancano nella rosa bianconera.

Juve, non solo acquisti: c’è un problema cessioni

In entrata il sogno è Viktor Gyokeres: il bomber dello Sporting Lisbona costa però 70 milioni di euro ed al momento la Juventus sembra abbia virato su altri nomi, Jonathan David in primis. Il bomber canadese lascia il Lille a parametro zero ed è in cerca di una nuova avventura che possa garantirgli il poter giocare ad alto livello.

Timothy Weah esulta
Juve, non solo acquisti: c’è un problema cessioni (Ansa Foto) – Rompipallone

Nel frattempo, però, anche sul fronte uscite non mancano i problemi. Comolli ha chiuso un’operazione da 23 milioni totali per la cessione di Weah e Mbangula al Nottingham Forest. Il problema è però dettato dall’esterno statunitense. Al momento, infatti, il figlio dell’ex Pallone d’Oro George ha detto no, rifiutando il trasferimento.

Una bella grana per la Juve che aveva valutato Weah 15 milioni di euro nell’operazione con il club inglese. Lo statunitense non chiude alla Premier League ma al Nottingham che considera un passo indietro nella carriera anche perché non disputerà la Champions League. Da qui la trattativa bloccatasi, con la Juve che rischia di non poter chiudere l’operazione entro il 30 giugno e mettere a bilancio quindi una discreta plusvalenza.

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