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Biglia, retroscena folle su Lotito: dai 18 giorni chiuso in hotel alla frase surreale il giorno della firma

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Lucas Biglia ha raccontato, ai microfoni di Diretta.it, una delle storie più incredibili del suo arrivo alla Lazio, un trasferimento che si trasformò in una trattativa interminabile. L’argentino rimase chiuso in un hotel vicino al Foro Italico per 18 giorni, mentre il club e l’Anderlecht cercavano un accordo che non arrivava. La vicenda coinvolse anche la sua famiglia e una gravidanza in corso. Ma il dettaglio che colpisce più di tutti è la frase che Biglia si sentì rivolgere da Claudio Lotito al momento della firma, un episodio che oggi torna alla luce.

L’attesa infinita e una trattativa bloccata

“Sono rimasto 18 giorni chiuso in hotel a Roma perché l’affare non si sbloccava”

Biglia fu segnalato a Igli Tare da Besnik Hasi e dopo una gara contro il Bruges gli venne detto che sarebbe diventato un giocatore della Lazio. Il trasferimento però si complicò per le commissioni. La soluzione arrivò con un’amichevole tra Anderlecht e Lazio e con un contributo personale di Biglia e del suo rappresentante.

“Circa 400mila euro li abbiamo dovuti mettere io e il mio rappresentante. Dopo aver firmato, Lotito si girò e disse a Tare: ‘E questo chi è?’ Non sapeva neanche chi fossi”. 

Lucas Biglia ai tempi della Lazio

Pressioni, rinunce e un addio complicato

“L’arrivo fu infernale, ma l’addio forse fu anche peggio”

La moglie era incinta e si occupava del trasferimento. Biglia ricorda la contestazione dei tifosi e il rifiuto della richiesta arrivata dal Manchester United. Il rinnovo promesso non arrivò mai. Le riunioni a Formello avvenivano spesso in piena notte.

“Mi convocava a mezzanotte, poi si addormentava mentre parlavamo del rinnovo”.

Nel 2017 aveva già un pre contratto con il Milan. Dopo giorni difficili convinse la Lazio a lasciarlo andare. Rinunciò a stipendi arretrati e a un premio economico per chiudere definitivamente la storia.

“Non ne potevo più”

Una storia che racconta molto più di un trasferimento

Il racconto mostra il lato nascosto del calcio. Biglia ha vissuto pressioni, attese e scelte complesse, guidato dal bisogno di stabilità per la sua famiglia e da un rapporto non semplicissimo con il patron Lotito. La sua storia parla della capacità di resistere in situazioni estreme, un esempio di quanto possa pesare ogni decisione nel percorso di un professionista.

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