Lazio, Napoli, Atalanta, Fiorentina, Torino e Genoa sono finite nel mirino della FIGC: se entro il 30 novembre i numeri al 30 settembre non tornano, niente acquisti o solo operazioni a saldo zero. Il motivo è semplice: la Federazione ha deciso di intervenire già da quest’inverno per preparare il passaggio al tetto del 70% dal prossimo giugno, in linea con le regole UEFA.
Cos’è il “costo del lavoro allargato”?
A differenza del vecchio indice di liquidità, qui si guarda al rapporto tra tutto quello che la società spende per il personale (stipendi, contributi, ma anche ammortamenti dei cartellini) e i ricavi reali. Il limite attuale è l’80%, ma dal 1° luglio 2026 scenderà al 70% e l’unico sconto riguarda gli Under 23 italiani (non gli stranieri).
Tradotto: chi ha investito tanto negli ultimi anni e non ha incassato plusvalenze pesanti si ritrova con i conti fuori fase. Il Messaggero ha acceso i riflettori su queste sei realtà di Serie A, ma i bilanci in arrivo diranno se il gruppo è destinato ad allargarsi.

Cosa rischiano i club di Serie A
Tutti aspettano il verdetto della nuova Commissione Covisoc entro metà dicembre, ma per evitare il peggio servono versamenti in conto futuro aumento di capitale, copertura perdite, finanziamenti dei soci o aumenti già versati di capitale. Altrimenti, si potrà solo cedere per acquistare, in attesa della svolta nel 2026: chi non rispetterà i parametri UEFA rischierà multe salatissime e blocco mercato biennale.