Il calcio italiano dice addio al vicecampione del mondo (ANSA) - Rompipallone.it
Con la Nazionale arrivò in finale al Mondiale, ha conquistato uno scudetto ed è uno dei nomi ‘storici’ del calcio italiano: è morto colto da malore
Un terribile lutto ha travolto quest’oggi il calcio italiano: se n’è andato un personaggio che ha scritto pagine di storia del pallone tricolore, arrivando anche a conquistare la finale di un Mondiale e vincere uno scudetto.
Comunardo Niccolai ci ha lasciati all’età di 76 anni, colto da un malore mentre era in ospedale. Una carriera dedicata al Cagliari, squadra con la quale riuscirà anche a vincere uno scudetto, prima di una breve parentesi con Perugia e Prato che misero fine alla sua carriera. Una carriera caratterizzata da un soprannome che lui non ha mai fatto nulla per cancellare: il re degli autogol.
Non ne ha fatti tanti, nelle statistiche se ne contano sei, ma li ha compiuti in partite decisive e con una certa spettacolarità. Quello che si ricorda maggiormente è legato ad un Juventus-Cagliari del 15 marzo 1970, l’anno dello scudetto dei rossoblù. Niccolai si avventò di testa su un cross di Furino, ma nel tentativo di respingere il pallone anticipò l’uscita del proprio portiere Albertosi e lo spedì nella porta del Cagliari. Un autogol che non compromise la cavalcata tricolore dei sardi visto che la partita finì in parità e al termine di quella stagione i cagliaritani conquistarono lo scudetto.
Ma la carriera del difensore, nato a Uzzano nel 1946, non è legata soltanto al Cagliari. Il suo nome era presente anche tra i convocati dell’Italia ai Mondiali di Messico 1970, dove partì titolare nella gara d’esordio contro la Svezia, in cui però fu costretto ad uscire per infortunio nel corso del primo tempo. Dopo di allora non fu più schierato da Valcareggi nel torneo iridato che si concluse con la sconfitta dell’Italia nella finale contro il Brasile.
Appese le scarpette al chiodo nel 1978, intraprese la carriera di allenatore che fu legata soprattutto alla Figc. Dopo aver allenato il Savoia nella stagione 1980-1981, entrò nei quadri tecnici della Federcalcio, diventando il commissario tecnico delle Nazionali giovanili (ha guidato l’Under 16 per 7 anni e l’Under 18 per due stagioni), quindi divenne l’allenatore dell’Italia Femminile tra il 1993 e il 1994.
Una curiosità sul suo nome: il papà, anche lui calciatore e convinto antifascista, scelse di chiamarlo Comunardo in onore alla Comune di Parigi, il governo d’ispirazione socialista che si instaurò nella Capitale francese nel 1871. Una scelta che non sarebbe stata condivisa dalla mamma che, infatti, per tutta la vita lo chiamò Silvano.
This post was last modified on 2 Luglio 2024 23:31
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