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C’era una volta Batistuta

Se pensate che l’ingrato Pipita sia il più grande centravanti che abbia giocato in Italia, avete la memoria corta. Perché il primo febbraio del 1969, ad Avellaneda, nasceva un certo Gabriel Omar Batistuta. Nel calcio il passato conta sempre troppo poco, ma quello che abbiamo visto fare a questa Furia argentina non può finire nel dimenticatoio.

FENOMENO NATO TARDI – Gabriel, figlio di macellaio, si interessa al calcio solo a sedici anni, età in cui la stragrande maggioranza degli aspiranti calciatori ha già abbandonato il sogno. Il merito è di un poster, meglio, un santino formato parete di Diego Armando Maradona. Al Newell’s Old Boys, primo club detentore del suo cartellino, un altro incontro col destino attende il giovane Batistuta: il suo primo allenatore è un certo Marcelo Bielsa. Poi passa in successione dal River Plate al Boca Juniors, passaggio sempre molto complesso per via della enorme rivalità tra i due club. A lui non crea problemi. Realizza 13 reti in 30 partite a ventuno anni, infiammando ripetutamente la Bombonera di Buenos Aires (Spesso arrampicandosi alle reti di recinzione per celebrare un gol).

Nel 1991 arriva il passaggio alla Fiorentina di Mario Cecchi Gori. Club che è stato la vera casa dell’allora futuro Re Leone. 269 match e 168 gol. Con la pelle viola, più che la maglia, ha disputato anche una stagione in serie B. Prima del doloroso passaggio alla Roma (trentunenne è costato al presidente Sensi ben 70 miliardi di lire), con cui riporterà lo Scudetto nella città eterna, Bati compie numerose meraviglie. Su tutte, per intensità emotiva, quella del 10 Aprile ’97 in Barcellona-Fiorentina, andata di semifinale dell’ormai defunta Coppa delle Coppe. Gabriel stoppa di petto al vertice sinistro della lunetta d’area, sposta il pallone verso il centro con il ginocchio destro e lascia partire un missile terra-aria che gela il Camp Nou, fissando il risultato sull’uno a uno. Non ancora pienamente soddisfatto, esultando zittisce tutti.

E chi non ricorda Argentina-Grecia 4-0 del mondiale americano del ’94? Fu una delle ultime partite in nazionale per Maradona, il 21 di Giugno. Il Re Leone realizzò una devastante tripletta in una gara in cui la Selección era di un altro pianeta.

LA POTENZA DIVENTATA LEGGENDA – Nel suo bagaglio tecnico c’era di tutto. La prima qualità che colpiva era la straripante potenza, sia in progressione con l’avversario attaccato, sia quando calciava. Il cantante Brusco, nella sua datata hit di celebrazione dell’ultimo (e lontano) scudetto giallorosso, “rappa”: “Batistuta, il portiere si rifiuta de mette’ la mano su sto colpo de bazooka”. Ed immaginate di essere uno dei giocatori in barriera…

Il più celebre manga calcistico, Capitan Tsubasa oppure Holly e Benji, del 1981, ha anticipato la nascita calcistica di Batistuta, seppur auspicando potesse essere giapponese e non argentino. Chiunque si sia appassionato a quei campi di calcio lunghi venti chilometri presenti nel cartone animato ha riconosciuto la versione mora del bomber viola: Mark Lenders, come Batigol, in grado di lesionare muri di cemento utilizzando un pallone.

Per Gabriel Omar le rare punizioni a due in area erano dei veri e propri calci di rigore. Vedeva la porta come pochi prima e dopo di lui. Aveva una grinta ed una capacità di leadership uniche. Abile anche di sinistro. Bravissimo nel gioco aereo e capace di movimenti da centravanti più che pensante. In grado di realizzare 54 reti in 77 partite con la Selección di cui è il secondo miglior realizzatore di sempre.

E che dire della sua celeberrima mitragliatrice? Qualcuno avrà visto quella esultanza praticata da Osvaldo. Con un buon avvocato si potrebbe ottenere un risarcimento per danni morali!

Una volta ritiratosi dal calcio giocato, Batistuta ha avuto drammatici problemi alle cartilagini delle caviglie. Caviglie da cui ha preteso imprese inumane. Così come lo stesso campione ha dichiarato, c’è stato un periodo in cui era immobilizzato a letto in preda a dolori lancinanti. Tanto da arrivare ad implorare il proprio medico di amputargli le gambe. Oggi fortunatamente è tutto alle spalle e Bati ha risolto i suoi problemi di salute.

Chissà se nascerà un altro Batigol, o comunque un altro calciatore in grado di dare novanta minuti di “Tutto”…

Daniele Tartarone

This post was last modified on 13 Agosto 2016

redazione

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