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Luis Muriel, la parabola del nuovo “O Fenomeno”

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“Quando sono arrivato alla Samp potevo andare in un club italiano più prestigioso, ma la mia decisione fu di andare in una squadra dove potevo giocare e tornare a questo livello: è stata la decisione migliore”. A questo livello.

Questo è il massimo a cui possa arrivare? Dite a Muriel di non dirle così grosse. Non è nulla, nulla in confronto all’immenso talento che qualche divinità del pallone ha voluto regalargli e che purtroppo non ha ancora fatto venir fuori. Oggi è sì un giorno di gioia e di festeggiamenti per il colombiano, ma anche di riflessione.

A 26 anni è ora di cominciare a giocare sul serio, è ora di riprendersi l’appellativo che lo ha accompagnato passo passo dagli albori della sua carriera, è ora di tornare “O Fenomeno”.

UN PASSO INDIETRO

Deportivo Cali, 18 anni, 11 presenze, 9 gol, una tripletta. Si è affacciato con totale nonchalance nel calcio dei grandi, come se già fosse cosciente di quello che sarebbe potuto diventare o di quello che avrebbe potuto fare. Piedi fatati, dribbling, totale controllo del proprio del corpo e fiuto per il gol, cos’altro potrebbe desiderare un attaccante?

Aveva tutto Luis, ma i sudamericani si sa, sono fatti così. È il loro tratto distintivo, nascono e crescono con una ghigliottina sulla testa pronta a fare il suo lavoro. Ti fanno innamorare delle loro giocate, ti incantano con la loro spenzieratezza e facilità di pensiero, ti ubriacano a suon di finte di corpo e poi svaniscono, si perdono.

L’ARRIVO IN ITALIA

Napoli – Lecce, Luis si presenta con il colletto della maglia alzato senza dare segni di tensione sul volto, il solito sorriso stampato sulle labbra. I pugliesi escono sconfitti e bucati da ogni parte da quella partita, lui no. Il colombiano mette a segno la sua prima rete in campionato in uno degli stadi più focosi di tutta Italia, sfoderando una classe fuori dal comune.

Taglia dentro, riceve palla, se la manda avanti con la suola nascondendola ad Aronica, la sposta con l’esterno e l’accarezza dolcemente aprendo il piatto destro. Un gol di una bellezza rara, ogni tocco una delizia per gli occhi, un vero e proprio capolavoro.

Gli bastano quattro mesi per farsi riacquistare dall’Udinese, dopo essere stato ceduto in estate al Lecce. La stagione si rivela un trampolino di lancio per il ragazzo che, dopo non essere riuscito a salvare i salentini, torna a Udine, pronto a incantare e migliorarsi.

UDINE, CROCE E DELIZIA

Il primo anno con la compagine friulana si rivela un successo sotto ogni fronte, piovono gol, assist e arriva addirittura la seconda qualificazione consecutiva ad una competizione europea. In 22 presenze riesce a trovare la rete ben 11 volte, dando segno di avere delle potenzialità uniche, di essere uno che sposta gli equilibri.

Insieme a Totò Di Natale formano una coppia devastante, entrambi rapidi, geniali, letali. La cosa che soprende di più è la facilità con cui Luis punta e salta l’uomo: la palla rimane sempre a 10 centimetri dal piede, scompare per una frazione di secondo e ricompare quando ormai è troppo tardi per muovere un singolo muscolo.

I Pozzo si sfregano le mani in attesa dell’ennessima plusvalenza da capogiro, Guidolin si coccola il suo talento e i tifosi sognano in grande. Tutto molto bello, tutto troppo bello. Muriel lascia Udine per la pausa estiva da “O fenomeno” e dopo un mese torna da “O gordo”. La ghigliottina è stata puntuale come un orologio svizzero, lasciando le briciole di quel marziano ammirato per un anno e mezzo.

LA RISALITA

“La reputazione da quello che mangia sempre è stata la mia croce da quando Guidolin ha fatto quelle dichiarazioni, non me la son più tolta. Quando le cose vanno male tutti cercano giustificazioni, ma quando vanno bene nessuno parla”.

Guidolin si è fatto prendere la mano, facendo qualche uscita non proprio felice. Veder sprecare quel potenziale, però, porterebbe chiunque a perdere la calma. La verità è che Muriel si presentò (e non solo quell’anno) al ritiro con molti chili in più, alla Cassano per intenderci.

Due anni passati nel dimenticatoio dopo quel tragico quanto fatale errore, nessuno troppo convinto a scommettere su di lui, o forse no: Massimo Ferrero ha creduto in lui, forse tra “locos” ci si intende.

LA LANTERNA DELLA SAMP

Quattro mesi per prendersi la fiducia della Genova blucerchiata e una stagione, questa, da leader. Imprevedibilità costante al reparto offensivo, accelerazioni devastanti quando ha voglia, due derby vinti da protagonista e una classifica che sorride ai suoi.

Luis è tornato? No. Luis sta sbocciando? Forse. Se mentalmente e fisicamente vorrà reggere ci potremo godere un giocatore sensazionale, senza diventare mai il “Fenomeno”, quel treno è ormai perso.

Tanti auguri a Muriel, un diamante grezzo destinato a rimanere tale.

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