Addio improvviso nello sport italiano, il motivo mette i brividi: “Abusi di ogni tipo”

In questi giorni nel mondo dello sport italiano bisogna registrare una denuncia molto forte che ha fatto molto rumore.

Lo sport è stato sempre ‘catalogato’ come una metafora della vita, visto che anch’esso ha dei momenti davvero contrastanti. Nello sport, infatti, si può gioire per un successo, arrivato dopo tantissimi sacrifici, ma anche capitare che qualche settimana dopo devi fronteggiare una brutta sconfitta che non avevi messo in conto, proprio come accade nella vita di tutti giorni. 

In tanti, di fatto, si lanciano a capofitto verso lo sport sia per l’agonismo che, soprattutto, velivolo di sfogo per allontanare i problemi quotidiani che ognuno di noi, prima o poi, deve affrontare. 

Quando lasci un qualsiasi sport, dopo anni in cui è stato il tuo compagno di vita, è sempre traumatico, ma quando sei costretto/a a dire addio all’attività agonistica per colpa di qualcun altro è ancora più doloroso, soprattutto, ovviamente, quando si parla di abusi. A compiere questa denuncia è stata Sara Ventura. 

L’ex tennista Sara Ventura: “Ho subito abusi di ogni tipo”

L’ex tennista, ora personal trainer, ha infatti parlato così ai microfoni di ‘Vanity Fair’: “Certe volte, quando si era in trasferta, dividevo la camera con l’allenatore. Lo facevo per risparmiare, ma dovevo prestare molta attenzione per far sì che, di notte, andasse tutto per il verso giusto. Ho subito abusi di ogni tipo. A luci spente il coach veniva nel mio letto? Sì ma io lo cacciavo. Avevo 13 anni. Ne parlavo con le altre ragazze, tenniste un po’ più grandi. Mi dicevano : ‘eh sì, funziona in questo modo, ci siamo passate anche noi’. Ho imparato a dormire con la racchetta vicino”. 

Sara Ventura sorride
Sara Ventura ha rilasciato un’intervista davvero scioccante (Foto Instagram) rompipallone.it

Sara Ventura ha poi continuato il suo intervento: “Possiamo dire che, se non eri accondiscente, te la facevano pagare: potevano non convocarti in Nazionale, farti allenare sul cemento anche se dovevi preparare un torneo su terra, potevano anche non iscriverti a qualche gara. Perché non ho parlato? Se lo facevi, uscivi dalla federazione, la tua carriera era finita. Le ragazze più fortunate, ovvero quelle che avevano una famiglia alle spalle, a volte venivano prese e portate via. Io potevo contare solo su me stessa”. 

L’intervista di ’Vanity Fair’ alla personal trainer, che nel 2015 ha aperto a Milano (esattamente sui navigli) la sua palestra ‘Sara Ventura Art e Body’, poi  prosegue: “Mio padre era un uomo freddo, introverso, non avevamo grandi rapporti, e mia madre è mancata quando avevo 12 anni: poco dopo mi hanno convocato con le tenniste più promettenti d’Italia, per vivere, studiare ed allenarmi in un collegio che si trovava vicino Roma. Ho subito accettato e sono andata via di casa. Ero sola. E non possedevo neanche i mezzi economici necessari per potermi ribellare a quel sistema di ingiustizie ed abusi”.

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