Dal tracollo uruguaiano emerge una lieta sorpresa

Esattamente come rispecchiato dalla divisa con cui è scesa in campo, la Celeste questa notte si è tinta di bianco: la compagine del maestro Tabarez conferma quanto aveva mostrato nella gara inaugurale contro il Messico. Scialba, apatica e a tratti quasi fastidiosa, la Olimpica annovera ancora una volta tantissime carenze sia tecniche che caratteriali: senza la luce perpetua di Luis Suarez, capitan Godin e compagni faticano a tirare fuori quella Garra Charrua che da sempre li contraddistingue, riuscendo talvolta a ribaltare situazioni più che complicate.

Uruguay's striker Luis Suarez reacts after missing a goal opportunity during the London 2012 Olympic Games men's football match between Britain and Uruguay at the Millennium Stadium in Cardiff, Wales, on August 1, 2012. AFP PHOTO / GLYN KIRK

Al Lincoln Financial Center di Philadelphia le uniche note liete emergono dalla rivelazione Venezuela: squadra compatta e armonica nel ripartire, abbinando la freschezza e il talento di Guerra e Martinez con la concretezza da vero uomo d’area di Rondòn. Proprio da un’iniziativa del primo nasce il vantaggio de “la Vinotinto”: discesa ubriacante sulla destra culminata con un tiro dai 40 metri che per un nonnulla non sorprende l’ex laziale Muslera, che riesce con un colpo di reni a deviare sulla parte bassa della traversa, quando però al centravanti del WBA basta il più semplice dei tap-in per siglare il gol qualificazione. La reazione uruguagia è ripetuta nell’arco dei 90 minuti, ma la squadra risulta sconnessa tra i reparti e senza una vera linea guida da seguire, affidandosi a lunghi lanci dalla trequarti verso un Cavani che non sembra vestire i panni dei tempi migliori: affiancato da Stuani, chiamato all’utopico compito di sostituire Suarez, il Matador non riesce mai ad incidere rivelandosi anche sciupone nelle occasioni che riesce a raschiare sul fondo di un barile già piuttosto scarno di lucidità e precisione. Il pallino del gioco lo tiene prevalentemente in mano l’Uruguay, ma le sensazioni spingono a puntare proprio sui ragazzi del C.T. Dudamel, mai banali nelle ripartenze tenendo sempre accesso il sensore di pericolo dalle parti di Muslera.

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La Celeste dunque abbandona in grande anticipo questa edizione della Copa America, ma la sensazione è che questo possa essere soltanto l’inizio: dopo il successo argentino del 2011, non si è badato all’immediato futuro attuando quel ricambio generazionale necessario per costruire una squadra che possa mantenersi a determinati standard nel tempo; ma piuttosto si è rimasti aggrappati alle prodezze di due fuoriclasse di caratura mondiale. Il giocattolo però si è inceppato con il forfait del Pistolero, ed il solo Cavani non sembra ancora pronto ad aggiustarlo da solo.

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In casa Venezuela è grande festa: dopo il successo all’esordio contro la Giamaica di Wes Morgan, arriva l’esame più difficile e decisivo: azzerare il divario tecnico troppo elevato con l’Uruguay, per raggiungere il terzo passaggio del primo turno nelle ultime 4 edizioni. Con pazienza ed una dose lieve ma letale di coraggio, la Vinotinto ottiene un risultato che la proietta ai quarti, momentaneamente come prima del gruppo C in attesa del risultato del Messico impegnato contro i caraibici. A distanza di poche settimane dalla favola Leicester, chissà se il Venezuela è pronto a far sognare gli States attraverso la propria semplicità e sregolatezza…

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