De Laurentiis sul caso Juventus: “Il calcio è malato, non voglio parlarne”

Dopo Urbano Cairo, un altro presidente di Serie A ha voluto dire la sua sul caso Juve e la serie di intercettazioni che stanno spuntando a ritmo regolare sui principali quotidiani: stiamo parlando di Aurelio De Laurentiis, patron del Napoli che in occasione della presentazione di Codice di Giustizia Sportiva FIGC, ha parlato di diversi temi come la situazione calcio in Italia e il momento della Juve.

Sui bianconeri ADL ha affermato: “Non ne parlo. Ci penseranno i Magistrati, non è compito mio. Mi dispiace che il calcio non sia portatore sempre dei valori che dovrebbero essere di esempio per le nuove generazioni“.

De Laurentiis teme una nuova Calciopoli?

Interrogato su un ritorno di Calciopoli, il presidente del Napoli ha detto: “Non sta a me, ripeto, stabilirlo. Non si vuol capire che non ci sono sufficienti risorse per andare avanti con questa tipologia di campionati e non si vuole la rivoluzione copernicana perché poi bisogna essere rieletti… Questo è un problema di tutti coloro che poi sono sottoposti a rielezione. Nel mondo dello sport, purtroppo, la sorveglianza è latente e la volontà di voler modificare e crearsi delle antipatie è difficile trovarla“.

Sulla situazione in cui versa il calcio in Italia, De Laurentiis è stato chirurgico: “Il Governo è sempre stato assente, benché il nostro gettito fiscale sia importantissimo. Una volta c’erano gli schiavi, ma voi credete non ci siano più? Siamo tutti ancora schiavi. Schiavi di una situazione non piacevole. In casa, in ufficio, nella vita comune, nel non essere protetti in maniera fantastica, nel non essere pensionati felici. Molta gente soffre, non riesce ad arrivare a fine mese e questa è una storia che è peggiorata ma che è sempre esistita. Qual è la panacea per far star calmi e buoni tutti? Il calcio. Lo Stato non è stupido e lo sa, però lo ignora. Non è stupido. Altrimenti dovrebbe fare in modo che le Leggi sulla modernizzazione del calcio si realizzassero in cinque minuti perché ci vogliono cinque minuti per cambiare il calcio, visto che è malato ovunque. I conti non tornano“.

Alfonso Martino

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