La decadenza del Milan sotto gli occhi orientali

Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco, e il nero come la paura che incuteremo agli avversari“. Sono passati 117 anni da quel lontano 13 dicembre 1899, quando Herbert Kilpin esclamò questa frase riassumendo l’essenza di una società che negli anni a venire risulterà totalmente pertinente a quanto sostenuto dal proprio fondatore. Negli ultimi anni però le cose sono andate diversamente, di nero si è tinta la prospettiva futura che hanno i tifosi nei confronti della società; ed il rosso più che rappresentare il fuoco riporta alla luce i conti societari. Inutile girarci intorno: nel calcio moderno i soldi contano. Tanto.

Ed il Milan questa liquidità sembrerebbe non averla più, come dimostrano i dati dell’ultimo bilancio: perdita netta di 89,3 milioni, in linea con quella dello scorso anno, che porta la società meneghina ad un rosso di 340 milioni negli ultimi 6 esercizi. La media è terrificante: 56,6 milioni di perdite annue, prontamente ripianate dall’azionista di maggioranza Fininvest. Le cause di questa decadenza sono molteplici, in primis un sostanziale calo dei ricavi, passato dai 222 ai 216 milioni nell’arco di un anno, correlato ad aumento dei costi operativi di 8 milioni, legati prevalentemente alla spesa per il personale.

Nonostante nell’ultima sessione di mercato estiva Galliani abbia provato a riportare entusiasmo mediante una campagna acquista importante sotto il punto di vista economico, la piazza rossonera non ha risposto presente: sostanzioso il calo di introiti prodotti da San Siro, ben 9 milioni di euro in meno rispetto alla scorsa stagione, vuoi un po’ per la mancanza di partite di cartello, un po’ per la solita sfiducia nei confronti della società. Le uniche note liete sono rappresentate dagli introiti più o meno stabili rispetto a diritti televisivi e commerciali, in quanto nonostante il vertiginoso calo degli ultimi anni il brand Milan rimane il più appetibile in Italia dagli sponsor.

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Tutti auspicano un ritorno tra i grandi da parte della gloriosa società meneghina, ma negli ultimi anni si sta faticando ad attuare quella famosa inversione di tendenza, dovuta probabilmente al fatto di una mancata progettazione congrua agli obiettivi prefissati: spendere oltre 90 milioni di euro per ottenere un piazzamento che non permetterà al Milan di qualificarsi (momentaneamente) al preliminare di Europa League, risulta pura utopia. L’A.D. Galliani in primis era chiamato a dare una scossa sul mercato, in virtù di una nomea che lo ha portato ad essere considerato tra i migliori dirigenti nel panorama internazionale, non riuscendo nell’intento e di conseguenza suscitando malessere in casa Milan, ormai sempre più alla deriva, navigando verso Oriente…

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