Cile: storia di sofferenza, umiliazione e rinascita

Ultimo aggiornamento 6 Giugno 2016 22:28 di

“Viva Chile! ¡Viva el pueblo! ¡Vivan los trabajadores! Estas son mis últimas palabras y tengo la certeza que por lo menos será una lección moral que castigará la felonía, la cobardía y la traición”. 11 settembre 1973, Santiago del Cile: queste sono le ultime parole pronunciate dal presidente democraticamente eletto Salvador Allende. Qualsiasi cosa intorno al Palazzo della Modèna è stata messa a ferro e fuoco da un solo uomo, un fanatico del potere, un traditore del governo: il generale Augusto Pinochet Ugarte. E’ la fine della democrazia, un colpo di stato, un Golpe che ha messo fine alla libertà del popolo cileno. Seguono torture, omicidi, persecuzioni.

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Festeggiamenti per la vittoria della Copa Amèrica 2015

Questa storia, apparentemente, sembrerebbe non c’entrare nulla col calcio ma non è così. La maggior parte dei prigionieri venne rinchiusa in un campo di concentramento, anzi, per essere più precisi in un campo di calcio allestito a campo di concentramento: l’Estadio Nacional di Santiago del Cile. Il Cile ottenne la qualificazione ai mondiali di calcio del 1974 in Germania Ovest grazie ad uno spareggio giocato contro l’Unione Sovietica: l’andata venne giocata regolarmente a Mosca il 26 settembre 1973 e terminò a reti inviolate. Il ritorno si sarebbe dovuto giocare proprio all’Estadio Nacional il 21 novembre dello stesso anno ma l’Unione Sovietica rifiutò di partecipare alla partita chiedendone lo spostamento in campo neutro. La richiesta venne respinta e la partita venne giocata passando alla storia come una delle più grandi farse sportive di sempre.Già, perchè quel 21 novembre del 1973, scese in campo la nazionale cilena contro nessuno. L’arbitro fischiò l’inizio della partita, un’azione portò al gol del capitano cileno Francisco Valdes e il Cile ottenne la qualificazione alla fase finale dei mondiali.

L’attuale nazionale cilena è composta prima di tutto da uomini e poi da calciatori, gente che sputa sangue per la propria maglia in ogni partita dal primo all’ultimo minuto: Claudio Bravo, Gary Medel, Alexis Sànchez, Mauricio Pinilla e, ovviamente, l’uomo simbolo, il guerriero Arturo Vidal. Il Cile è la nazionale del popolo, che incarna alla perfezione quella che è la storia del Paese: una storia fatta di sofferenze, di umiliazioni e poi di risalite. La Roja l’anno scorso ha raggiunto l’apice della sua storia conquistando la sua prima Copa Amèrica battendo l’Argentina di Messi 4 a 1 ai calci di rigore. Questa notte a Santa Clara, in California, andrà in scena la rivincita della finale dello scorso anno e siamo sicuri che la nazionale cilena si batterà fino alla fine, come ha sempre fatto.Viva Chile! ¡Viva el pueblo! ¡Vivan los trabajadores! 

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