Dall’anonimato a sfiorare la Serie A, l’incredibile storia del Trapani

In una stagione di favole sportive culminate con successi insperati, come accaduto in Inghilterra dove il Leicester è riuscito a conquistare la Premier contro ogni pronostico o la prima storica Serie A raggiunta dal Crotone, ci si dimentica di citare un’altra squadra che ha lottato per quarantadue giornate senza mai concedere un centimetro alla propria avversaria. Stiamo parlando del Trapani classificatosi terzo in serie B. É un momento durissimo per il calcio siciliano dopo le vicende che hanno relegato il Catania nel limbo della Lega Pro e la disastrosa stagione del Palermo, condita dal record di Zamparini per allenatori esonerati in una sola stagione (i tecnici hanno avuto una media di 3,5 partite disputate). Nonostante tutto il Trapani è riuscito ad emergere attirando su di sé gli occhi di tutta Italia spingendosi dove non era mai arrivato. Per meglio comprendere come tutto ciò sia diventato possibile bisogna fare un salto nel passato, quando il club non militava neanche in campionati dilettantistici.

DALL’ECCELLENZA ALLA SERIE B – Otto anni, sono bastati appena otto anni per abbandonare i polverosi campi dell’eccellenza siciliana e giocarsi l’accesso alla Serie A. Il grande lavoro svolto porta, senza togliere nulla ai vari componenti dello staff, due grandi firme: Vittorio Morace e Roberto Boscaglia. Il primo è colui che ha permesso tutto questo, investendo su un club appena fallito ed iniziando subito a programmare il futuro con un’organizzazione impeccabile, infatti in soli sei anni ha visto la sua squadra macinare categorie fino ad arrivare al secondo livello del calcio italiano. Il secondo, in quel periodo un normale mister senza troppe pretese, è stato la mente che ha portato a tutto ciò con estrema dedizione e ripagando gli sforzi del presidente. Un rapporto durato sei anni e costellato da soli successi, per citarne uno il 4 a 3 sul campo della Cremonese con la tripletta di Mancosu rivelatasi fondamentale per la conquista del campionato di Lega Pro. Ogni amore, come la storia spesso ci insegna, è destinato a finire e Boscaglia nel marzo dell’anno scorso viene esonerato per far posto ad un uomo che, senza poterlo immaginare, condurrà un’intera città a credere in un sogno che non ha mai sfiorato i pensieri di nessun tifoso granata: la Serie A, l’elitè delle squadre italiane in un calcio dominato dalla potenza economica delle società e non dalla sola volontà di poter compiere qualcosa di epico.

SERSE IL CONDOTTIERO – Quell’uomo di cui si parlava poco fa è nient’altro che Serse Cosmi, allenatore che avrebbe meritato altri palcoscenici (ma questa è un’altra storia) e che dopo anni difficili ha deciso con molta umiltà di ripartire da una piccola realtà. “Mourinho ha detto di non avere l’ossesione di vincere, io invece sì”, il perugino non è mai stato uno che parla a caso. È arrivato in determinati palcoscenici grazie al duro lavoro, partendo dal basso, dove non sei nessuno, dove l’idea di essere pagato neanche ti sfiora la testa, ma lui ha sempre avuto questa ossesione e grazie a quest’ultima si è fatto strada fino ad arrivare in Serie A. Nel 2000 il Perugia, squadra di cui è tifoso, bussa alla sua porta e le due parti si legano per quattro anni intensi dove l’allenatore umbro tocca l’apice della sua carriera. Come è successo al suo omonimo persiano, il momento di maggior splendore dura poco, non per mano di qualche traditore s’intenda ma semplicemente arrivano poche chiamate, nessun progetto serio da cui ripartire, diventando un traghettatore e nulla di più. Torniamo al presente, il telefono nel marzo dell’anno scorso torna a squillare, il ds Faggiano ha trovato il sostituto di Boscaglia: Cosmi torna in panchina dopo l’esperienza al Pescara con l’arduo compito di salvare il Trapani nel bel mezzo della lotta retrocessione e privato del bomber Mancosu. Tra stupore e scettici l’obiettivo è stato raggiunto e i dogmi del calcio di Cosmi assimilati: grinta, compattezza e il gruppo come arma in più per arrivare alla vittoria.

LA STAGIONE DEI RECORD – Con la salvezza ottenuta arriva anche il rinnovo del contratto e Faggiano si mette al lavoro mettendo a segno colpi che si rivelerrano fondamentali per le sorti del campionato, grazie alla mano di Cosmi capace di spremere da ogni giocatore il meglio. Come già detto è il gruppo la vera forza motrice di questa squadra, partendo da una difesa capace di reggere il confronto con qualsiasi attacco e di essere letale sui calci piazzati arrivando alle stelle che compongono l’attacco: Coronado, Citro e Petkovic. Per fare la differenza non devi avere il nome dalla tua parte, in alcuni casi la voglia di arrivare prevale ed è proprio questo il caso. Tre nomi che apparentemente non dicono nulla, ma che hanno fatto la differenza in Serie B tenendo testa ai più esperti e i più blasonati. Citro, il messi di fisciano, ha espresso tutto il suo talento dimostrando che anche dalle serie inferiori, con direttori competenti ovviamente, è possibile pescare giocatori validi e che, nel suo caso, possano fare la differenza (il classe ’89 ha messo a referto 13 gol) ma lasciamo stare i discorsi sui dirigenti italiani e sul sistema…Le note positive non si fermano qui, la svolta avviene nella seconda parte del campionato quando le vere potenzialità vengono comprese dal gruppo che comincia a scrivere una favola destinata a rimanere negli annuali del calcio. I ragazzi di Cosmi cominciano una cavalcata pazzesca condita da diciasette risultati utili consecutivi, andando a giocare a testa alta su ogni campo, dominando gli avversari ed ottenendo addirittura il terzo posto in classifica. Il viaggio non si conclude qui, sulle ali dell’entusiasmo i granata riescono a sovrastare lo Spezia di Mimmo Di Carlo grazie, nella gara di andata, alla giocata personale di Coronado e poi chiudendo la pratica finale davanti al proprio pubblico per due reti a zero.

LA FINALE – L’ultimo scoglio da superare è rappresentato dalla finale contro il Pescara, la squadra che probabilmente esprime il miglior calcio della Serie B. L’andata sembra un inferno, dopo mesi di sogni e speranze tutto sembra concludersi quando Scozzarella si fa ingenuamente espellere al ventisettesimo minuto del primo tempo. Di male in peggio, Benali sblocca la gara e Lapadula raddoppia a venti minuti dalla fine chiudendo praticamente la pratica promozione, dopo una partita opaca degli ospiti senza vere occasioni. Purtroppo questa sera la gara di ritorno non è andata come i più romantici speravano anche se Citro con il suo gol è riuscito a regalare speranza ai suoi fino a quando Maresca, il direttore di gara, serve prima a Verre la palla dell’1 a 1 (con grande prodezza del centrocampista biancoazzurro) e poi non assegna un fallo evidente subito da Petkovic da cui nasce il ribaltamento di fronte che porta all’espulsione di Scognamiglio. Per i restanti sprazzi di gara la partita viene frammentata da proteste su ogni pallone e su ogni fischio, gli uomini di Cosmi non mollano e tentano il tutto per tutto in inferiorità numerica cercando di ribaltare il risultato fino all’ultimo secondo. La cavalcata è finita, non tutte le storie si concludono con un lieto fine…o forse sì. Tutto lo stadio si alza in piedi per applaudire una squadra di guerrieri e il suo condottiero, che ricambia tutto l’affetto datogli scoppiando in lacrime. Un altro campionato si è chiuso, un’altra storia indelebile che testimonia la bellezza di questo sport è stata scritta e non si può aggiungere altro che un semplice grazie, grazie Serse e grazie Trapani.

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