Un vero gruppo, un unico cuore: l’Islanda e le vecchie leggi del calcio

Dopo la netta e inattesa vittoria dell’Italia di Antonio Conte contro i campioni d’Europa in carica, le furie rosse spagnole, Euro2016 continua a regalarci storie che entreranno di diritto negli annali del calcio. Si tratta dell’Islanda del duo Hallgrímsson-Lagerbäck, ma che in fondo appartiene a tutto il popolo islandese, e che ormai ha un posto nelle simpatie di tutti i tifosi di questo meraviglioso sport che è il calcio.

UN VERO GRUPPO – Da probabile squadra cenerentola del Girone F, l’Islanda ha esordito e convinto tutti, in un Europeo di calcio. Nella prima storica gara, pareggiata per 1-1 contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo, fece scalpore il rifiuto proprio dell’asso del Real Madrid, stizzito dalla prestazione negativa, che, a fine partita, alla proposta di scambiare la maglia, avanzata dal capitano della selezione islandese, Aaron Gunnarsson, rispose con un secco “ma chi sei tu!?”. I compagni di squadra di Gunnarsson sdrammatizzarono l’evento, comprando una replica della maglia del portoghese, e regalandola al proprio capitano.

920x920 (1)SENZA TIMORE – La qualificazione agli ottavi di finale di Euro2016 è arrivata 4 minuti dopo il novantesimo minuto dell’ultima gara della fase a giorni, contro l’Austria, con la rete firmata da Traustason, raccontata col cuore in gola da un telecronista locale, in un video diventato virale, e che esprime lo spirito di questa nazionale. Sarebbe già stata un’impresa, un’esperienza unica da raccontare ai posteri per l’Islanda, che agli ottavi di finale si trova nel lato più difficile del tabellone, contro l’Inghilterra, incontrata soltanto una volta nella sua intera storia, in una gara persa per 6-1. Anche questa gara sembra a senso unico, e già al quarto minuto la “cenerentola” si trova sotto di una rete, perché si sa: dal dischetto Wayne Rooney non perdona. Sembra il preludio della tragedia, ma appena dopo due minuti il difensore Ragnar Sigurdsson agguanta il pareggio, grazie ad uno schema collaudato, sintomo di un grande lavoro tecnico dietro al miracolo, impreziosito poi dalla rete della vittoria del ventiseienne Kolbeinn Sigthorsson. L’impresa è compiuta con il risultato di 2-1, ma l’Islanda avrebbe potuto arrotondare il punteggio, avendo continuato a giocare la gara a viso aperto, concedendo pochissimo agli inglesi.

SEMPLICEMENTE UN MIRACOLO? – Gli incredibili successi della “terra dei ghiacci” non sono voluti soltanto da un fato benevolo: la papera di Hart nel gol del 2-1 è soltanto un dettaglio, ma è da lodare il grandissimo lavoro di costruzione di un progetto. Alla base, infatti, c’è un vero e proprio programma nazionale, finanziato con fondi pubblici, avviato negli anni novanta. Il campionato islandese ha una durata di circa 5 mesi, e le condizioni climatiche del Paese non offrirebbero possibilità di crescere ai futuri talenti, per via dei campi ghiacciati, che non consentono la possibilità di svolgere regolari allenamenti. Per rendere possibili gli allenamenti è stato disposto un piano di realizzazione di numerose strutture in erba sintetica, ed altre indoor. Il risultato è stato la crescita in modo esponenziale del numero degli allenatori di calcio, e quindi una migliore guida tecnica per i settori giovanili nazionali. Il tutto, abbinato ad una propaganda contro l’alcolismo e le dipendenze da fumo, tabacco e sostanze stupefacenti, all’insegna di uno stile di vita sano.

CONTINUARE UNA FAVOLA – Le parole del difensore Kari Árnason (“Abbiamo ottenuto un risultato storico. Ed è fantastico vedere migliaia di connazionali sugli spalti: è come giocare in mezzo ai tuoi amici. Anzi, è proprio così: credo di conoscere metà dei nostri tifosi sulle tribune!“) sono forse il simbolo del risultato storico che questa Nazione di 321mila persone ha già raggiunto. Con lo stesso stile di gioco ordinato e privo di timore adottato sino ad ora, per strákarnir (i ragazzi) islandesi, nel quarto di finale ci sarà forse l’ostacolo più grande da superare, i padroni di casa della Francia. Siamo sicuri che domenica 3 Luglio lo Stade de France sarà una bolgia: i francesi per la Francia, il resto d’Europa per la favola Islanda, per continuare ancora a far valere le vecchie leggi del calcio, quelle romantiche, secondo le quali non valgono i prezzi dei cartellini dei giocatori che scendono in campo, ma il cuore offerto da chi corre in campo, ed i progetti e le ambizioni di chi costruisce qualcosa di così grande, anche se in un Paese piccolo.

Complimenti Islanda, hai dato una lezione a tutti!

Onofrio Di Lorenzo

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