Fantacalcio: gioia e dolore per il fantallenatore

Fantacalcio, amore e odio in una parola sola. Anche chi non ne ha mai fatto uno, anche chi non ha mai partecipato ad un’asta ha almeno una volta nella vita ha sentito questa parola. Terrore delle ragazze. Ansia dei giocatori: “Anche quest’anno faremo le 6 di mattina”, “Quest’anno però facciamo a chiamata”, “Somma punti è meglio, scontri diretti basta”, “facciamo a buste chiuse?”, “Oh, prendiamo i giocatori che prende lui che sicuro faranno bene”.. tutte frasi celebri, culminate con la consueta: “ io quel giocatore glielo alzo fino alla morte”.

ATTESA E ASTA – 1,2,3, 150.. c’è sempre l’amico che se ne esce così. “Veloci, devo lavorare domani non è possibile abbiamo fatto solo i portieri in un’ora” Le tovaglie delle tavolate nelle quali si svolge la sacra asta hanno il colore della gazzetta, i pc sono tutti pronti e i più organizzati portano calcolatrici comprensivi del calcolo delle radici quadrate,  penne magiche pronte a cancellare nomi che a fine sessione verranno ceduti. Chi prende le solite scommesse che a fine anno nella casella presenze segnano il classico 5 e chi, sempre come ogni anno, tiene i soldi per l’attaccante Top. Inizia come un gioco ma durante l’anno se non preso bene può diventare una tortura. Tutto ti riporta alla formazione da inserire il giovedì entro le 20.30, il venerdì sempre entro il calcio di inizio, il martedì quando c’è il turno infrasettimanale, il sabato quando gioca regolarmente la serie A. Dimenticarsi? Probabile, con tanto di risate degli avversari che già godono per i 3 punti intascati.

DUBBI AMLETICI- I dubbi sono tanti, molti. Altro che esami d’università, altro che colloqui di lavoro. Metto lui in casa? No, no. Meglio la punta che oggi gioca fuori, è in forma. Poi mentalmente ti domandi se essere in forma significhi segnare 3 gol nelle ultime 8 partite e capisci che qualcosa è da rivedere. Le partite non le segui più normalmente, non sei più tifoso della tua squadra ma dei giocatori che hai schierato in campo , con il rischio di dover esultare per un gol subito dalla tua reale squadra del cuore. Il telefono squilla, il cuore sussulta. Iniziano gli sfottò : “non lo hai messo in campo, lo sapevo che avrebbe segnato”. “Giochi in 10, complimenti”. Quando ti espellono un giocatore saresti in grado di andare a petto nudo contro il mondo e quando sbaglia un rigore il tuo centrocampista top, sul quale ti saresti giocato anche parte del tuo stipendio, vorresti urlare. Magari lo fai, ma niente equivale a dover mandare giù una sconfitta per non aver raggiunto la soglia agognata del gol per un misero mezzo punto. “ 71.5 a 72, ho vinto 1-2”.

BRUSCO RISVEGLIO – Fine dei giochi e delle parole, tanto per iniziare alla grande il lunedì mattina. Hai passato una settimana a dover pensare a chi schierare, ad andare sui siti ufficiali delle squadre che mai avresti pensato di dover seguire, hai letto tutto i bollettini medici dal lunedì mattina al sabato pomeriggio. Bene, è infortunato non gioca. Inizia la partita e lo trovi in campo, regolarmente in campo. Nemmeno fai in tempo a realizzare che ti segna la classica doppietta di rabbia. Appena ti calmi ti chiama quell’amico che non parla, ride solamente e ti chiude la conversazione.
Rabbia.

Il fantacalcio è tutto questo, il fantacalcio è un gioco ma quando a fine anno vinci, quando tutto questo termina senti in te una liberazione strana, feroce.
Ti senti libero dei pensieri, libero dai calcoli e dalle fasce dei gol, libero dalle chiamate e dalla gazzetta..
Questa liberazione dura poco perché da fine campionato ricomincia tutto quanto e quando la tua ragazza ti chiede di andare al mare tu gli rispondi con gli occhiali che coprono le tue lunghe occhiaie: “Si, andiamo, ma io porto giornale e quaderno.. devo studiare.”

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