Paraolimpiadi di Rio: quando i giochi ci insegnano a vivere

Sono terminate le paraolimpiadi di RIO.  Giochi ai quali partecipano atleti con disabilità fisiche. Chi ha perso le gambe in un incidente, chi non ha gli avambracci e chi invece ha solo le gambe a dover far fronte ad una vita piena di pesi senza misura alcuna.
Ci sono storie favolose e personaggi che sembrano esser usciti da libri dove il bene vince sempre sul male e in questi casi possiamo dire che è proprio così. Belle storie.

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LA SPERANZA NEL CUORE – Nel cielo notturno compaiono stelle luminose che  guardandole ti accecano ed altre, invece, che sembrano esser più spente ma che ti lasciano senza fiato perché con l’immaginazione cerchi di capire la causa della loro poca luce. Quelle stelle sono le più preziose e le teniamo dentro di noi nei momenti difficili. Ci sono volte nella vita nella quale anche solo uno sguardo può cambiare il modo di vedere le cose, rendendole ancora più colorate di quanto già non lo siano. Gli occhi di questi atleti trasmettono la forza, la voglia di non mollare. Nei loro sorrisi si respirano i profumi della gratitudine alla vita, si respirano odori che nei cieli volano liberi senza paura alcuna di poter essere giudicati. Le loro lacrime dopo una medaglia soffocano quelle lacrime versate in passato per la sofferenza provata nel vedersi cancellare da una gomma enorme fatta di tristezza parti del proprio corpo che, un destino ormai scritto, in qualche modo li ha resi ciò che sono. Corazze di forza. Esseri coraggiosi. Perle trovate in un lago salato.

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INNO ALLA VITA – Sono un insegnamento per tutti, per i giovani che sembrano non accontentarsi mai, per i meno giovani che puntano solo al denaro e alla carriera perdendo di vista ciò che più conta, il sentimento vero. Quel sentimento che noi vediamo nei loro duelli, quelli che noi percepiamo da una freccia scagliata a tutta velocità da un arco circondato d’argento, quelli che noi ammiriamo uscir fuori da vene più grandi delle loro possibilità sotto sforzo. Un ping-pong dove la pallina sembra voler rappresentare le difficoltà passate da una parte all’altra, un tuffo nella liberazione di un presente colorato di un giallo vivace. Possiamo immaginare le loro giornate fatte di meraviglioso impegno durante gli allenamenti e al tempo stesso, non capiamo coloro che hanno la possibilità di usare al meglio la loro arma migliore: il corpo. Forse non siamo in grado perfettamente di capire cosa possa significare questa piccola parola. Fa rima con amore e passione.

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IL CORAGGIO DI UN UOMOAlex Zanardi ad esempio, ci ha dimostrato come sorridere alla malasorte forse sia la cosa più sana e genuina che si possa fare. Lui correva in formula uno. Correva veloce. Qualcosa andò storto, la lancetta dei minuti impazzendo superò quella dei secondi, avvenne tutto in un attimo. Dramma. Perse entrambe le gambe. Carriera finita, povero uomo tutti piangevano per lui non sapendo che lui stesso già pensava al suo rientro. Ora è lì, come se nulla fosse. Gareggia, vince medaglie e alza trofei su quel podio fatto di forza e carattere.

Per favore, trovatemi il modo di imparare ad amare la vita come fanno questi atleti perchè qui la gente non si accontenta più nemmeno di guardare le stelle.

Emanuele Giubilei

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