Ma che ne sa la Champions League: Rospi e Cenerentole

Oggi è una giornata fantastica in Versilia: nel week-end, in terra luchese, ha fatto breccia un’ondata di caldo che ha fatto venire a molti la voglia di tornare al mare. Almeno, le persone normali farebbero così. Perchè in questo mondo esiste gente che, con il sole a favore e la spiaggia a due passi, decide di recarsi allo stadio Necchi – Balloni per “gustarsi” la partita di serie D tra il Real Forte Querceta (i padroni di casa) e il Grosseto. Queste due società hanno solo una cosa in comune: entrambe hanno esonerato l’allenatore dopo due giornate. Per i maremmani però, si tratta del terzo allenatore stagionale (roba che neanche Zamparini si azzarderebbe a metà settembre).

In realtà dalle parti di Grosseto sono ben abituati a questi avvicendamenti: negli anni di presidenza Camilli, allenatori e dirigenti venivano presi e buttati come scatolette di tonno; ora che il presidente è Max Pincione (nome che farebbe pensare più ad un cantante, o un presentatore) le cose… sono rimaste identiche. E pensare che qualche anno fa, il Grosseto aveva sfiorato la serie A, quando si era qualificata ai playoff nel 2009, e allo Zecchini erano scese in campo (tra campionati, coppe e amichevoli) Roma, Sampdoria, Torino, Napoli, Atalanta… ma la realtà adesso è ben diversa: un punto (raccolto contro la non quotatissima Fezzanese) in tre partite e ultimo posto in coabitazione con il Ponsacco.

Come dire: dalle stelle alle stalle.

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Tutto il contrario per il Real Forte Querceta, squadra nata da una fusione che ha portato anche la città dei vip, e dei danarosi, a bussare alle porte del calcio che conta. Non fatevi ingannare: Forte dei Marmi sarà sì il luogo dove le boutique delle griffe famose, le Ferrari e gli altri macchinoni, dominano incontrastate, ma non è il calcio la religionesportiva: è l’hockey su pista a regnare, in Italia e (sperano) in Europa. Il calcio è per quei pochi che oggi sono sugli spalti, a guardare i propri “beniamini” contro una delle poche società capoluogo di provincia (le altre sono Savona e Massese).

Come dire: dalle stalle alle stelle.

Mi metto a guardare il match con i tifosi grossetani, e all’entrata vengo ispezionato dai carabinieri come se fossi un delinquente: non pensavo di poter essere scambiato per un violento ultrà. Avevo decisamente sottovalutato l’importanza dell’evento: dopotutto siamo al Necchi – Balloni, mica capperi e fichi! Mi riprendono con la telecamera, chiedendomi se ho delle bombe, rispondo che le ho lasciate in macchina: il bigliettaio ride, ha capito che tutte queste misure di sicurezza sono inutili (almeno con me, sia ben chiaro!). C’è molto silenzio attorno, le strade sono vuote (saggiamente tutti al mare), i tifosi locali sono una centinaia di signori e anziani con qualche ragazzetto sparso qua e là, ma poi arrivano gli ultras maremmani, e si comincia a respirare aria di partita: bandiere, cori (soprattutto contro la società), striscioni… il clima si è acceso.

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La partita è un disastro per questo sport: la paura e la scarsezza bloccano le squadre in un pallido e alquanto squallido 0-0 che sembra non schiodarsi. I supporters fortemarmini si fanno sentire quando l’arbitro (pessimo) sbaglia qualcosa, mentre quelli biancorossi cercano di trasmettere un po’ di grinta ad una squadra che ne ha davvero bisogno. Qualcuno accende un fumogeno, per un po’ sembra di essere in uno stadio vero con spalti e tribune gremite, ma è un’illusione che dura solo pochi secondi. Il risultato andrebbe benissimo per i neroblu, che salirebbero a cinque punti, continuando a stare nella parte tranquilla della classifica, ma non per il Grosseto.

A cinque minuti dal novantesimo però, l’evento che trasforma la gara: Chianese cade giù, l’arbitro assegna il rigore. Qualcuno sugli spalti invoca la Vergine Maria, ella può far felice solo una delle due fazioni in gioco. Ferretti insacca: Real 1, Grosseto 0.

Gioia impensabile per i padroni di casa, sconforto tra i maremmani. La reazione dei giocatori è sconclusionata; gli ultras, che si sono fatti due ore di macchina per vedere la partita, urlano tutta la loro rabbia e frustrazione, ma è tutto inutile: i ragazzi di mister Pagliuca (non quel Pagliuca) portano a casa tre punti impronosticabili e sale ai piani alti; il Grosseto, un tempo cenerentola in serie B, capace di portare il Genoa di Luca Toni ai supplementari in coppa Italia, capace di battere Parma e Bologna, si ritrova sola soletta all’ultimo posto del girone E di serie D.

Questa è la storia di come le cenerentole, senza un principe che le sposi, rischiano di tornare a lavare i pavimenti e parlare con i topolini. Ma questa è anche la storia di come un piccolo rospo, se baciato, si possa trasformare in un principe: siamo rimasti tutti affascinati dalla favola del Leicester, vero? E’ sempre bello vedere Davide che abbatte Golia.

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Oggi una società che ha come sede una casetta, simile a quelle delle vecchiette nei sobborghi in campagna, e un logo palesemente copiato da quello del Real Madrid, è riuscita ad abbattere una società con uno stadio da 10mila posti: chissà cosa potrà fare un domani. E nella più completa tranquillità di via XX settembre, dove tutti tornano serenamente a casa, chi in bici e chi in moto, decido che è ancora una bella giornata, e non è troppo tardi per godersela.

 

Joe Satriani in sottofondo, e con la Micra sul viale, andiamo a pasteggiare.

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