Marlos Moreno, arte in movimento

Sudamerica, a livello calcistico, equivale a dire la più grande fucina di talenti dell’intero pianeta. Sono i numeri a parlare per loro, i brasiliani sono tra i giocatori più impiegati in Europa insieme ai “cugini” argentini. Negli ultimi anni i dati fanno ancora più paura: Argentina, Cile, Brasile, Uruguay e Colombia sono tra le prime dieci nazioni del ranking FIFA. Come? Facile, in questi paesi il fùtbol è qualcosa di più di un semplice sport, il fùtbol scorre nelle vene, il pallone è venerato e deve essere accarezzato delicatamente, il dribbling è arte. Uno degli esponenti di questa corrente e grazie alla quale si è riuscito a guadagnare un biglietto Medellin-Europa solo andata è Marlos Moreno.

GLI INIZI- Marlos nasce a Medellìn, nel barrio Manrique Oriental. Nella città che è stata sotto il controllo di Escobar non è mai facile vivere ed emergere, a meno che non riesci ad incantare a soli dieci anni con la tua classe. Così è iniziata la carriera calcistica del nuovo crack colombiano, grazie ad una coincidenza. Tra le variopinte vie del quartiere il caso ha voluto che Eladio Tamayo, responsabile di una scuola calcio e figura fondamentale per lo sviluppo del classe ’96, sia rimasto folgorato dalle abilità di quel bambino. Un colpo di fulmine per voltare pagina e per un futuro migliore. A soli 16 anni l’Atletico Nacional se ne innamora e lo porta nella propria cantera, l’esordio in prima squadra avviene nello stesso anno. Il primo gol si è fatto attendere, ma il ragazzo non ha scelto una partita a caso. Nel “derby dei cartelli”, ossia Nacional contro Cali, ha trovato il gol del 2 a 0 chiudendo definitavemente un match non proprio facile davanti al suo pubblico. Da questo momento in poi tutto in discesa, la prima stagione con la maglia della sua città è da sogno: a diciassette anni sigla 5 reti e come ciliegina sulla torta mette a referto due assist.

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PROFETA IN PATRIA- A suon di giocate comincia ad attrarre su di sé gli occhi dei migliori club europei, ma il meglio deve ancora venire. Il 2016 è l’anno della sua consacrazione, esattamente dieci anni dopo quel magico incontro con Tamayo. L’Atletico parte forte in campionato, ma quello che sorprende è il ruolino di marcia in Copa Libertadores: conclude i gironi con 16 punti e zero gol subiti. Marlos Moreno esprime tutta la sua classe, sembra di un altro livello, è imprendibile, inventa calcio ogni partita, dribbla i giocatori come fossero birilli, serve assist e fa gol. Il Nacional vuole sognare con il suo talento e insieme sbaragliano agli ottavi l’Huracan, vincono con il cuore contro il Rosario e superano lo scoglio San Paolo. In finale incontrano l’Indipendiente del Valle, modesto club ecuadoregno arrivato lì quasi per caso. La partita si rivela più complicata del previsto, è molto fisica, la tecnica viene messa in disparte e Marlos non riesce a incidere se non per un destro di controbalzo che ammutolisce lo stadio di casa. Il ritorno è un spettacolo visivo, lo stadio del Nacional è a tinta unita, tutti insieme per riportare quella coppa che manca da ventisette anni, per riportare la gioia tra le strade di Medellìn. Anche questa si rivela una partita complicata per Moreno, uscendone comunque da vincitore. A fine partita scoppia in lacrime sia per il suo sogno coronato, sia perché in cuor suo sa che dovrà lasciare il suo paese e la sua gente. Il volo per l’Europa è in partenza.

BIENVENIDO MARLOS- Si parte, Medellin-Manchester-La Coruña è l’itinerario scelto per il ragazzo. Il City, per una cifra intorno ai 6 milioni, si è assicurato le prestazioni di Marlos e Guardiola, che notoriamente ha sempre valorizzato gli esterni, ha preferito fargli fare un anno in prestito in un campionato che si avvicina maggiormente al suo tipo di calcio: La Liga. In poche partite ha già incantato con la sua classe, contro il Gijón ha letteralmente fatto impazzire la difesa avversaria ubriacandola con dribbling mozzafiato. Pep si gode le giocate  in attesa di averlo con sé e lavorare un diamante grezzo come solo lui può fare.

 

 

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