Diego, l’amore vince il giudizio morale

Il compleanno di Maradona pone tutti gli amanti del calcio davanti al problema della celebrazione della Bellezza. Niente, più della Bellezza, è inafferrabile dalle parole. Si perde in partenza. Tuttavia, la voglia di provarci è davvero incontenibile, perché è spinta fuori da un doppio debito d’amore incondizionato che è il frutto della generosità fuori dal comune con cui Diego ha condiviso magia e abisso. Senza risparmiarsi mai.

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Stadio San Paolo di Napoli, 26 Aprile 1987. Diego viene festeggiato dai compagni di squadra dopo un meraviglioso gol al Milan

La magia. All’interno del Pibe de Oro convivevano due forze che operavano in perfetta armonia: una forza centripeta, con cui Diego catalizzava l’attenzione del pallone, degli avversari, dell’arbitro, degli addetti ai lavori, degli spettatori; e una forza centrifuga, con cui trasformava tutta quella pressione in un supplemento di ossigeno da trasmettere ai compagni di squadra, che grazie a quella iniezione di fiducia riuscivano a dare sempre il 110%. Trattenere e irradiare. Questa era la magia di Maradona. I compagni erano estasiati, coinvolti, illuminati da tutto quel carisma, anche perché Diego non faceva pesare loro la sua grandezza, non rimproverandoli mai per gli errori che commettevano, né pretendeva riconoscenza: questo vuol dire essere leader. Ecco perché, nonostante i capricci e gli allenamenti saltati, riusciva sempre a farsi volere bene da tutti.

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Buenos Aires, 26 Aprile 1991. Maradona viene arrestato per possesso di droga.

L’abisso. Ma la sua penetrazione non si fermava certo ai compagni di squadra; attraverso l’entusiasmo contagioso, la gioia straripante, la rabbia furiosa, le lacrime di dolore, Maradona arrivava al cuore degli appassionati di calcio, non solo agli occhi. Ha condiviso tutti i suoi stati d’animo, i suoi demoni, i suoi abissi, mostrando senza vergogna le debolezze umane che può avere chiunque, anche il Dio del pallone. Non gli è mai riuscito di essere un esempio, né tantomeno si comprende perché avrebbe dovuto esserlo. Immarcabile in campo dagli avversari, e afferrabile fuori. Dagli eccessi e dalla cattiveria di chi, incapace di comprenderne la Bellezza, ha preferito la strada più facile: il giudizio morale. Mentre chi sa amare, al contrario, sceglie sempre la ben più tortuosa strada fatta di comprensione e riconoscenza, e prova a ricambiare con delle parole dense di ammirazione un pizzico dell’illuminazione ricevuta, cui Diego potrà sempre aggrapparsi nei momenti bui.

Certo, celebrare in maniera adeguata Maradona è un’impresa ardua che potrebbe non riuscire anche dando il 110%, però, in fondo, è un po’ come giocare per lui, per cui il rischio di essere rimproverati per un fallimento è assolutamente escluso. Auguri, Diego!

Luigi Fattore

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