Ralph Hasenhüttl e il Lipsia, la rivincita dei cattivi

La Bundesliga, da anni a questa parte, si è sempre rivelata un campionato privo di sorprese, privo di colpi di scena. Bayern e Borussia si danno battaglia ai piani alti della classifica e le altre giocano un altro campionato, dove la migliore si consola con un terzo posto. Basta un dato per capire la differenza sostanziale: le due regine di Germania, l’anno scorso, dopo dieci giornate avevano una 30 punti e l’altra 23. Quest’anno la storia è cambiata, i campioni di Monaco e le vespe non hanno fatto i conti con il Lipsia, non hanno fatto i conti con Ralph Hasenhüttl.

DAL REDBULL AL REDBULL

Il destino di Ralph era già scritto. Da traditore ad allenatore della squadra più odiata di Germania, le cose semplici non gli sono mai piaciute. La sua carriera comincia in Austria, suo luogo di nascita, con la maglia del Grazer per poi passare all’Austria Vienna, squadra storica e più titolata della massima divisione. Qui trascorre gli anni migliori, vincendo campionati e segnando 44 gol.

Dopo cinque anni compie il tradimento, passa agli acerrimi nemici dell’Austria Salisburgo (ora RedBull appunto). Lì vince ancora il campionato, il secondo della storia del club, risultando però poco incisivo. A Vienna lascia il vizio del gol e le ottime prestazioni, la sua carriera si conclude con la seconda squadra del Bayern Monaco dopo diversi cambi di maglia.

LA VOGLIA DI EMERGERE

Lasciare l’Austria Vienna è stata una mossa sbagliata, parlano i numeri. Quella ferita è rimasta negli anni, stagioni trascorse tra serie minori alla ricerca della continuità, del gol, cercando di farsi notare, cercando una seconda possibilità. Gli anni passano e il cassetto con i sogni di gloria si riempie di polvere. Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo decide di prendersi tre anni sabbatici per poi cominciare la carriera da allenatore.

La strada per la Bundes è lunga e ardua, soprattutto per chi non ha la dea bendata dalla sua parte. Hasenhüttl comincia in quarta serie alla guida del Unterhaching dove riesce ad ottenere una promozione per poi consolidare la categoria. Non è ancora abbastanza per una grande chanche, altra gavetta, altri anni passati dove non hai i riflettori puntati, sempre a lottare contro tutto e tutti. Servono 5 anni per scrivere la sua prima impresa: nel 2014/2015 porta l’Ingolstadt in Bundesliga, traguardo mai tagliato prima dal club bavarese. Eccolo lì, finalmente il sapore della vittoria.

LEIPZIG,GERMANY,30.SEP.16 - SOCCER - 1. DFL, 1. Deutsche Bundesliga, RasenBallsport Leipzig vs FC Augsburg. Image shows head coach Ralph Hasenhuettl (RB Leipzig). Photo: GEPA pictures/ Roger Petzsche

IL LIPSIA

Ralph ottiene una salvezza difficile che vale la chiamata di una neopromossa: il RedBull Lipsia, la squadra più odiata della Germania rea di essere nella massima serie solo grazie ai soldi del patron Dietrich Mateschitz. Un’altra scelta complicata che apre due strade, la ricaduta nell’Inferno o la consacrazione.

Un soffio sulla polvere, quel cassetto che custodisce gelosamente i sogni viene aperto, il dado è tratto. Gli viene affidata una squadra di ragazzi, vogliosi di ribaltare i pronostici. Hasenhüttl si rivede in loro infondendogli tutta la sua voglia e la sua grinta, valori spiccati in queste prime dieci uscite stagionali. Un gioco semplice ma efficace che è valso 23 punti e il primo posto in campionato, spezzare le azioni avversarie e ripartire velocemente i suoi dictat.

C’è chi li chiama Leipzester, vuoi per il 4-4-2 o per gli interpreti, c’è chi li odia, ma una cosa è certa: il RedBull è sulla bocca di tutti.

IL TALISMANO KEITA, POULSEN E LA TATTICA

Parlare solo dei punti conquistati è riduttivo, Hasenhüttl è il vero artefice dell’exploit della sua squadra. Come? La tattica è chiara, recuperare e ripartire, sacrificarsi per i compagni, scambi rapidi e giocare la palla prevalentemente in verticale. Oltre ai principi di gioco però, Ralph è l’uomo in più, in ogni partita dà tutto urlando, correndo ed esultando ad ogni gol come fosse una finale.

Le vittorie portano, soprattutto, le firme di Werner e Forsberg, autori di 9 gol e 6 assist in due. Su 20 gol segnati, 15 sono passati dai loro piedi e dal loro estro, solamente uno di Poulsen. Perché sottolinearlo? Quasi cento presenze nel club a soli 22 anni e pupillo del mister che lo ha fatto scendere in campo ogni partita da titolare. Un uomo fondamentale che ha bisogno di ritrovare la via del gol e per il Lipsia potrebbe veramente aprirsi un futuro roseo, senza contare l’effetto Keita. Il ragazzino guineano di appena 21 anni si sta rivelando un vero e proprio talismano, oltre ad aver segnato 3 gol e ad aver collezionato prestazioni da top player. Con lui in campo il Lipsia ha vinto sette partite su sette, le tre in cui è stato fuori pareggiate… se lo chiamano il Kantè di Germania un motivo deve pur esserci.

Non sappiamo fin dove si potrà spingere Hassenhüttl, ma se chiedete ad ogni singola persona dello spogliatoio quale sia il loro obiettivo otterrete una risposta unanime: il Deutsche Meisterschale.

 

 

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