Immobile e Belotti: quando il gol si colora di azzurro

“Torino, amico mio, è una scoperta capitale… sono di buon umore e lavoro dal mattino alla sera. Un piccolo pamphlet di argomento musicale mi tiene occupate le mani. Mangio come un dio, riesco a dormire nonostante il rumore delle carrozze che passano di notte“.
(Friedrich Nietzsche)

Come diceva Nietzsche questa città è una scoperta, un qualcosa da vivere ad occhi chiusi per poterne immaginare i colori ancora socchiusi nelle grigie mattine di inverno. Una città antica e piena di storia dove ci si sente come a casa. Il museo Egizio lascia presagire che qualcosa possa esser fermato, che il tempo possa rievocare ricordi che solo delle bende impolverate di storia possono coprire. La Sacra Sindone, sita nel Duomo della città, può lasciare spazio alla preghiera e al sollievo, vedendo e provando ad ascoltare il cuore che piange misericordia e amore.

IL GALLO DI TORINO

Questa città vede dalla sua parte storia e religione, ma anche passione. Quella passione che si colora di granata  e che porta sul cuore un toro feroce pronto ad affrontare difficoltà e pianto, come la sua storia ci insegna. Oggi il Torino però ha dalla sua, oltre alla solita grinta, un ragazzo soprannominato “il gallo“, che segna a ripetizione. Di testa, di piede, di collo, di destro e di sinistro. Un giovane che in passato ha puntato tutto ciò che aveva sul proprio sogno e che, ad oggi, sembra esser riuscito nel suo intento. Parliamo di Andrea Belotti, per tutti, appunto, “il gallo”. 22 reti fino ad ora in campionato ed una stagione che sembra esser per lui la definitiva consacrazione nel calcio che conta.

La città di Torino prima di questo ragazzone di Calcinate, vide indossare e amare la maglia granata da uno ragazzo dagli occhi azzurri come il cielo che spesso a Torino, causa foschia, non si riesce ad ammirare totalmente. Nelle pupille del ragazzo giunto a Torino tramite Juventus (nella quale non disputò nemmeno una partita nella massima serie), si ritrovò il peso dell’attacco tutto sulle sue spalle e non deluse le aspettative.

CIRO E QUELLA VOGLIA MATTA DI TORO

Parliamo di Ciro Immobile. Nel primo anno granata segnò 22 reti in 33 presenze diventando così un idolo della tifoseria. Dopo aver girovagato tra Germania e Spagna non riuscendo a trovare quella continuità di reti e prestazioni che lo avevano contraddistinto in Italia, fece di tutto pur di tornare a vestire la maglia del Torino e così avvenne. Riducendosi l’ingaggio riuscì a passare in prestito nella sua amata squadra a gennaio. Chiuse con 5 reti in 14 presenze.

Oggi alla Lazio, si è ripreso con gli interessi tutto ciò che non è riuscito a fare negli anni passati e Ciro, ieri alla sedicesima rete stagionale, continua a stupire e a far innamorare i suoi nuovi tifosi Laziali.

MISTER VENTURA E LA NAZIONALE DEL FUTURO

Sia Belotti che Immobile al Torino furono valorizzati e allenati da Ventura che li rese delle vere e proprie macchine da guerra. Il primo, dopo aver vestito con  entusiasmo la maglia del Palermo, da giovane promessa quale era, riuscì nella sua prima stagione granata a mettere a segno 12 reti in 35 gare, mentre il secondo riuscì a tornare quell’attaccante micidiale che fece innamorare tutta Pescara.

Oggi Ventura allena la Nazionale Italiana e conosce a memoria i suoi due ragazzi, che ormai hanno consolidato a suon di reti e prestazioni i loro cuori e i loro pensieri riuscendo a convincersi, sempre di più, che nel loro futuro e nel futuro della Nazionale Italiana possa esserci uno spazio importante.

Luigi Pirandello si lasciò sfuggire: “Ah, ricordo un tramonto a Torino, nei primi mesi di quella mia nuova vita, sul Lungo Po … l’aria era di una trasparenza meravigliosa; tutte le cose in ombra parevano smaltate in quella limpidezza”.

Ciro, Andrea.. adesso tocca a voi farci respirare aria nuova.

Emanuele Giubilei

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