La BBC gioca in anteprima Juve-Real: Beccantini-Binda-Callegari leggono le stelle di Cardiff

L’alba pallida di Cardiff urla all’immensità del fato dalle grandi orecchie. Il tramonto arturiano di Cardiff sussurra una suite vibrante ai desideri di chi lotta senza stramazzare: Juve-Real Madrid è dietro l’angolo del castello.

Tra tachicardia e lacrime, chiamasi Champions League

Un gioco gaudente di disparati acronimi: BBC azzurro-bianconera contro BBC blanca. HD che esplode nel tango contro il 90 y Ramos del ticchettio madrileno.
Come interpretare il romanzo iper-realista dai brividi surrealisti che sta per scorrere in tutto il mondo? Come esorcizzare l’anatema tutto italiano che avvolge la Vecchia Signora?
Ci affidiamo con cavalleresco sentimento alla BBC intellettuale del giornalismo sportivo italiano: il Maestro Roberto Beccantini (Colonna storica de La Stampa, di Tuttosport e di molto altro), lo special narratore Nicola Binda (istituzione de La Gazzetta dello Sport) e il purosangue d’autres heures Massimo Callegari (fuoriclasse di Premium Sport, designato a commentare la finalissima). Three, two, one… go!

A leggere le stelle di Cardiff, altro che Paolo Fox

Quali sono le armi vincenti che la Juventus può sfoderare contro il Real?
Beccantini: «La fame, visto il suo rapporto con l’Europa e, in particolare, con le finale di Champions (sei sconfitte su otto, record). La maturità tecnica e tattica. L’organizzazione, che è soprattutto fase difensiva, sì, ma non solo».
Binda: «La voglia di riscatto dopo Berlino 2015».
Callegari: «Una motivazione abnorme, l’equilibrio tattico e una condizione fisica ottimale».
Dove può far male agli uomini di Zidane l’undici bianconero?
Beccantini: «Con Dybala, fra le linee. Con Dani Alves e Alex Sandro sulle fasce. Con gli inserimenti di Khedira».
Binda: «Attaccando sugli esterni, dove il Real latita».
Callegari: «Con i movimenti senza palla di Dybala e gli inserimenti alle spalle dei centrocampisti di Khedira e Dani Alves. I giocatori del Real si fanno attrarre dalla palla e non coprono adeguatamente tutte le zone in fase difensiva».
Credete sia la volta buona per la rottura della maledizione juventina in coppa?
Beccantini: «Nessun dubbio che disputare due finali in tre anni significhi avere diritto a un pronostico rispettoso. Attenzione, però: negli ultimi tre,  l’avversario ne ha vinte due. Colgo in giro un entusiasmo non proprio ai livelli di Atene 1983, ma quasi. Spero di sbagliarmi».
Binda: «Speriamo proprio di sì, farebbe benissimo al calcio italiano!».
Callegari: «La Juve ha tutto per vincere: giocatori vincenti a livello europeo (Dani Alves, Khedira, Mandzukic), altri al top della carriera (Dybala, Alex Sandro, Pjanic) e altri affamati del successo più importante (Buffon, la BBC e Higuain)».
In un’ipotetica partita a scacchi (come del resto sarà la finale) chi è più preparato tra Allegri e Zidane?
Beccantini: «Sulla carta, chi tra allenatore e giocatore ne ha vissute di più: Zidane, dunque».
Binda: «Allegri dal punto di vista tattico non ha eguali, come i grandi tecnici italiani. Zidane però sta sorprendendo da questo punto di vista…».
Callegari: «Allegri è più completo, più esperto e cura di più l’avversario. Zidane vive la finale di Champions come se fosse Real-Alaves, è la forza sua e di tutto l’ambiente del Real. Ha meno soluzioni tattiche, ma più armi individuali a partita in corso: Bale, Morata, James Rodriguez, Lucas Vazquez, Asensio…».
Può essere la notte del Pipita?
Beccantini: «Nella finale mondiale del 2014 si mangiò un gol fatto. Idem nella più recente finale di Coppa America. Higuain è uno straordinario orologio che deve però regolare le lancette, spesso con la storia è in ritardo o in anticipo. E allora: a Cardiff “dovrà” essere la notte del Pipita. Non proprio lo stesso concetto, ma rende l’idea».
Binda: «Sarebbe il gol dell’ex per la storia».
Callegari: «Lui e Benzema hanno segnato poco nelle gare a eliminazione diretta di Champions in carriera. La chiave per Higuain sarà la gestione della pressione, la doppietta di Montecarlo lo ha alleggerito psicologicamente dopo i tanti errori nelle finali con l’Argentina. Avrà anche la grande motivazione di dimostrare a Florentino Perez che la sua scelta di preferirgli Benzema fu sbagliata…».

Amarcord da togliere il fiato

Qual è stata la finale di Champions della vostra vita, BBC?
Beccantini: «Istanbul 2005 per distacco. Milan-Liverpool 3-0, poi 3-3, poi i rigori, poi Dudek “santo subito”. Ero inviato per “La Stampa”. Che bello, il pezzo che avevo scritto sul 3-0, dopo il primo tempo. Un inno alla famiglia Maldini. Rimasi spiazzatissimo. Ne buttai giù un altro, al volo, senza riuscire a spiegare, razionalmente, le cause di un simile ribaltone. Il Milan aveva dominato e/o controllato la partita per 120 minuti meno sei. Fu un romanzo».
Binda: «Quella di Roma con l’Ajax: avevo il biglietto, ma un problema di salute mi costrinse a letto per un mese e mandai mio fratello…».
Callegari: «Domandona! Spero questa, la mia prima da telecronista per Premium Sport in 4K ultra HD. Le finali con le italiane hanno un pathos unico. Ringrazio i miei genitori per avermi mandato a letto senza accendere la tv nella sera dell’Heysel, ero troppo piccolo per reggere immagini così strazianti. Tra quelle senza italiane, la prima che ricordo nitidamente è Porto-Bayern dell’87, uno dei pochi pronostici (a sorpresa!) che ho azzeccato in vita mia… Un altro ricordo molto bello per me è Barça-Manchester United del 2009: la vidi a Trieste, la sera prima di giocare da “oriundo” allo stadio Nereo Rocco con la Nazionale Giornalisti RAI. Fu il primo manifesto del calcio di Guardiola e il primo atto della sfida infinita tra Messi e Cristiano Ronaldo».

Le maledizioni di Eupalla si infrangono fragorosamente

La Juventus può rubare le scettro al Real Madrid, divenendo regina d’Europa, fregando i critici per hobby e i gufi di professione. Buffon può strabiliare la gipsoteca del football internazionale soffiando a CR7 la palla di oro massiccio made in FIFA.
Ma è giusto sollevare un estenuante interrogativo prima del travolgente evento planetario. Lo stesso rompicapo che aveva sollevato Pier Paolo Pasolini più di quarant’anni fa.
Qual è la vera vittoria, quella che fa battere le mani o battere i cuori?

 

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