Il Milan sembra aver deciso: il nuovo direttore sportivo avrà compiti difficili per riportare in alto il club rossonero
Mesi cruciali in casa Milan. La stagione entra nella fase decisiva e i rossoneri si giocano tutto sia in campo che dietro le scrivanie. Da un lato, la squadra di Sergio Conceição è chiamata a cambiare marcia dopo un campionato al di sotto delle aspettative. Il nono posto attuale non rispecchia le ambizioni del club e l’obiettivo è una risalita che porti almeno alla qualificazione in Europa.
Dall’altro, c’è la Coppa Italia, con una semifinale dal sapore speciale: il doppio confronto con l’Inter, ultima chance per provare a mettere in bacheca un altro trofeo dopo la Supercoppa Italiana vinta a gennaio a Riyad. Ma il campo non è l’unico pensiero della dirigenza. L’estate porterà con sé grandi cambiamenti, a partire dalla scelta del nuovo direttore sportivo, un ruolo chiave per il futuro del Milan.
Milan, tre nomi in corsa per il nuovo DS
La società ha già avviato i contatti per individuare il profilo giusto, e la lista si è ormai ristretta a tre nomi. Secondo La Gazzetta dello Sport, il Milan sta valutando Fabio Paratici, Igli Tare e Tony D’Amico, tre dirigenti con esperienze e caratteristiche diverse, ma tutti con una solida conoscenza del calcio italiano ed europeo.

Paratici è reduce dall’esperienza al Tottenham, dopo aver costruito un ciclo vincente alla Juventus. Le sue capacità di scouting e di gestione delle trattative sono indiscutibili, ma il suo passato bianconero potrebbe rappresentare un ostacolo per una parte della tifoseria rossonera.
Tare, ex Lazio, ha dimostrato di saper individuare talenti a prezzi accessibili e valorizzarli, come dimostrano i colpi Milinkovic-Savic e Luis Alberto. Infine, D’Amico, attuale ds dell’Atalanta, ha guadagnato grande credibilità negli ultimi anni grazie al lavoro svolto tra Verona e Bergamo, con acquisti mirati e una gestione moderna del mercato.
Un Milan a trazione italiana?
Oltre al direttore sportivo, il Milan dovrà anche scegliere il prossimo allenatore. E qui entra in gioco un altro aspetto: la volontà della proprietà di puntare su profili con una profonda conoscenza della Serie A.

La sensazione, secondo La Gazzetta dello Sport, è che il club voglia affidare la ricostruzione a dirigenti e tecnici che abbiano già lavorato in Italia o che comunque conoscano bene il campionato e le sue dinamiche. Un segnale chiaro per evitare il rischio di scommesse che potrebbero rivelarsi un boomerang.