Ha dell’incredibile la caduta libera del calciatore che tanto aveva stregato la dirigenza rossonera: firmerà per un club di Serie C
Estate 2018, il Milan è attivissimo sul mercato grazie al ritorno di Leonardo nelle vesti di direttore generale. L’avventura del brasiliano, però, non durerà molto: appena un anno dopo lascerà i rossoneri, in disaccordo con i piani di Elliott.
In quell’anno, Leonardo proverà a migliorare la rosa del Milan di Gattuso con colpi d’esperienza e giovani di prospettiva. Nascerà un asse tra Milan e Juventus, proprio dopo il ritorno di Bonucci a Torino, dopo l’esperienza fallimentare da capitano rossonero. Ed è una l’operazione che scuote davvero i tifosi: il duplice arrivo di Gonzalo Higuain e Mattia Caldara.
Caldara, storia di un flop costato caro
Higuain é costato al Milan 10 milioni per il prestito oneroso, più il suo ingaggio per metà stagione. Caldara, invece, é stato inserito in uno scambio appunto con Bonucci, venendo valutato esattamente 37.7 milioni di euro. Un investimento pesante per un difensore che a Bergamo si era dimostrato uno dei migliori difensori giovani d’Europa.

Si rivelerà, invece, un flop assoluto: 16 milioni a partita, quasi 48 milioni tra cartellino e stipendi e solo tre presenze in sei anni. Il principale motivo della caduta libera di Caldara saranno gli infortuni: un calvario senza fine, tra dolori al tendine d’Achille e rottura del crociato.
Da lì tanti prestiti, dal Venezia allo Spezia per poi finire a Modena, in Serie B. Discesa che non sembra finire: col Modena ha disputato una stagione molto deludente, e rimasto svincolato, potrebbe firmare col Trapani, giocando in Serie C. Una situazione assurda, se si pensa all’euforia del tifosi rossoneri per il suo arrivo, più che legittima in quanto un vero astro nascente della difesa italiana.
All’Atalanta, col maestro Gasperini, sarebbe stato impossibile non ritenerlo tale, e lo dimostra l’investimento Juventus di 15 milioni dopo appena metà stagione da titolare a Bergamo. Tornerà dai bergamaschi nel 2020, in prestito, ritrovando la titolarità col suo amato mister. L’anno dopo, però, solo 6 partite di campionato con i nerazzurri.
Insomma, la parabola discendente di Mattia Caldara ci insegna che nel calcio mettersi in mostra per un anno significa poco e nulla, ed è solo la continuità a rivelare la natura di un top player.
Nel suo caso, non vanno però dimenticati i pesanti infortuni che hanno condizionato senza dubbi la sua carriera. E da Trapani cercherà il suo riscatto: l’augurio è quello di tornare a vederlo felice mentre difende come ai tempi della sua Atalanta.