La lettera d’addio alle vittime del disastro aereo della Chapecoense

Nessuno di noi avrebbe voluto scrivere queste righe, il destino però ha agito e ha voluto che una delle più grandi disgrazie sportive di sempre accadesse proprio ieri, più in particolare nei pressi della città di Medellin (Colombia): la squadra brasiliana della Chapecoense, che si apprestava a giocare per la prima volta nella propria storia la finale della Copa Sudamericana (l’equivalente dell’Europa League) contro l’Atlètico Nacional, è stata coinvolta in un incredibile disastro aereo che ha visto il mezzo schiantarsi al suolo con una forza inaudita.

L’aereo trasportava in tutto 81 persone tra cui staff, giocatori, giornalisti e membri dell’equipaggio boliviano. Il bilancio dopo la tragedia lascia veramente poche parole: sono infatti solamente 5 i superstiti, tutte le altre 76 persone non ce l’hanno fatta. Ed è proprio per questo che oggi siamo qui a scrivere questo pezzo. Volevamo dedicare una sorta di lettera d’addio a tutte le vittime che, a causa dello sciagurato disastro, hanno lasciato parenti e amici, tutto ciò anche per dare l’ennesima dimostrazione che il calcio non è solo uno sport violento e senza rispetto, esso può unirti e consolarti nei momenti di dolore e non solo. Vi lasciamo a queste righe, scritte con il cuore in mano.

Chapecoense lettera disastro aereo

Cara Chape,
chi avrebbe mai detto nel 2009 che ai giorni nostri avresti avuto la possibilità di giocare la finale della Copa Sudamericana? Probabilmente nessuno, d’altronde quell’anno militavi addirittura nella quarta serie brasiliana (l’equivalente della Serie D italiana)…

Te ne sei tolte di soddisfazioni eh? Sei riuscita a diventare una delle squadre più importanti del Brasile in pochissimi anni, se nel 1973 avessero detto al tuo fondatore che oggi saresti arrivata sin qui, beh, una lacrimuccia gli sarebbe scesa senza dubbio. Purtroppo gran parte di te quest’oggi non c’è più, la sorte si è portata via membri dello staff, giocatori e giornalisti, in poche parole è successo quello che non avresti augurato nemmeno al tuo peggior nemico, ma questo non deve assolutamente scoraggiarti, anzi, il sostegno dell’intero mondo sportivo (e non) deve darti la giusta carica per ripartire ancora più forte. Lo so, ricominciare da zero dopo questo trauma è difficile, quasi impensabile, ma pensa ai tuoi tifosi. Alla tua gente. Pensa alle circa 185mila persone di Chapecò che oggi sono traumatizzate da questo sconcertante avvenimento, che cosa penserebbero se la squadra della propria città non provasse a rialzarsi? Te lo dico io, si sentirebbero ancora più mortificati e impotenti rispetto a quanto già lo sono in questo istante. Lo so, ora ti starai chiedendo perché quel maledetto carburante mancasse proprio nell’aereo che ti stava portando a giocare la partita più importante della tua storia, ma la vita a volte è così: ti porta ad un passo dal tuo più grande sogno e poi puff, esso svanisce nel nulla, e con lui ogni speranza.

Una tragedia del genere non è nuova in questo mondo, ti ricorderai dei tuoi fratelli del Grande Torino, o dei tuoi cugini del Green Cross, sai bene quanto si parli ancora oggi di loro. Beh, da questo punto di vista tutto il pianeta si ricorderà per sempre dei tuoi giocatori (staff e giornalisti compresi), che oltre a fare questo mestiere erano anche padri, figli e mariti, il ricordo non svanirà mai nel nulla. Verranno ricordati amico mio, fidati di me. E poi guarda, il Paris Saint Germain ha deciso di donarti 40 milioni di euro per rifondare il tutto, allo stesso modo è splendido il gesto dell’Atlètico Nacional che ti ha donato la Copa Sudamericana, quella coppa che stavi andando a giocarti su quel malaugurato volo. Ora però devi essere tu a non dimenticare una cosa fondamentale: anche la fenice, una volta morta, risorge dalle proprie ceneri. Ed è proprio per questo che oggi tutto il mondo tifa per te.

Forza Chape, non mollare mai.

La redazione di Rompipallone.it

A cura di Matteo Casella


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