Squalifica a vita: la sentenza durissima lascia sbalorditi

Scelta più che drastica da parte della Federazione che ha deciso di radiare il suo atleta. Tutti i tifosi restano agghiacciati.

In molte situazioni lo sport è totalmente legato al mondo della politica e spesso risente di decisioni prese a causa di scelte in realtà politiche. Lo abbiamo visto negli ultimi anni nel calcio con l’esclusione delle squadre russe dalle competizioni internazionali, ma anche in tutti gli altri sport dove per molti mesi non è stato permesso ad atleti russi di rappresentare il proprio paese.

Anche in questi giorni ha fatto discutere una decisione presa dalla Federazione iraniana nei confronti di un suo atleta. Protagonista della bufera è stato l’atleta Mustafa Rajaei che è stato letteralmente radiato dalla sua Federazione per aver stretto la mano ad un suo avversario durante i Mondiali di sollevamento pesi della categoria Senior.

La scelta non è stata del tutto casuale, infatti la squalifica è arrivata perché l’avversario a cui Rajaei ha stretto la mano è stato Maksim Svirsky, atleta israeliano. Come sappiamo i rapporti tra Iran e Israele sono tutt’altro che pacifici e proprio per questo motivo la Federazione iraniana ha visto questo gesto come un vero e proprio affronto.

Stretta di mano ad un israeliano: Rajaei squalificato a vita

Tutta questa burrascosa vicenda è andata in scena in Polonia, dove si stanno appunto tenendo i Mondiali Senior di sollevamento pesi. Durante la cerimonia di premiazione, Rajaei (vincitore anche di due medaglie d’argento durante la rassegna) e Svirsky si sono stretti la mano come segno di rispetto, ma questo gesto non è andato giù.

Squalifica a vita: sentenza durissima
Squalifica a vita per Mustafa Rajaei (LaPresse) – rompipallone.it

In Iran infatti è attualmente presente un regime che non riconosce lo Stato d’Israele, addirittura considerato come un paese nemico, e per questo motivo non contempla nessun contatto tra persone iraniane e israeliane. Gli atleti iraniani sono a conoscenza di questa situazione e molto spesso hanno addirittura cercato delle vie di fuga (squalifiche o certificati medici fasulli) per non affrontare atleti israeliani.

Il gesto non è perciò stato accettato dalla Federazione iraniana, che non ha soltanto radiato il suo atleta, ma ha persino licenziato Hamid Salehinia, capo della delegazione iraniana ai Mondiali in Polonia, reo di non aver monitorato in modo adeguato la situazione. Tutta questa vicenda ci ricorda senza dubbio come, nonostante siamo nel 2023, in molti paesi esistono ancora situazioni di totale arretratezza che lo sport dovrebbe cercare di combattere, per quanto sia ovviamente possibile.

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