Il Bologna perde il suo attaccante più atteso, fermato da una diagnosi che pesa come una sentenza. Un’estate di grandi promesse rischia di trasformarsi in un lungo calvario. Proprio come un altro big della Serie A
Un allungo, un muscolo che si strappa e il silenzio che cala sullo stadio, uno stadio che peraltro è stato suo per tanto tempo. È quello che è successo a Ciro Immobile all’Olimpico contro la Roma: una corsa in profondità, il corpo che si blocca e la smorfia di dolore che racconta già tutta la storia. Per chi lo conosce, non serviva il referto medico. Bastava guardarlo negli occhi.
Gli esami hanno soltanto confermato: lesione al retto femorale destro, tempi stimati intorno alle otto settimane. Due mesi pieni, almeno sulla carta, che rischiano però di diventare anche di più quando si aggiungono recupero, riatletizzazione e i nuovi equilibri che la squadra costruirà in sua assenza.
Il colpo Immobile era arrivato come la mossa simbolo del mercato del Bologna. Dopo l’addio alla Lazio, l’attaccante campano aveva scelto di ripartire sotto le Due Torri, accolto da entusiasmo e da una promessa: un posto da titolare in un progetto ambizioso.
A 35 anni poteva ancora scrivere pagine importanti, e la classifica dei bomber all time della Serie A era lì, a pochi passi, con la possibilità concreta di avvicinare il podio.
Il precampionato aveva alimentato l’attesa. Qualche golletto, leadership nello spogliatoio e la sensazione che il vecchio Ciro non fosse affatto finito. La concorrenza di Santiago Castro era un dettaglio gestibile, il tempo avrebbe sistemato le gerarchie. Poi, all’improvviso, lo stop che ribalta i piani.
Immobile come Lukaku: un infortunio che non ci voleva
Una decina di giorni fa anche Romelu Lukaku si è fatto molto male. Una lesione di alto grado al retto femorale sinistro, rimediata nell’amichevole Napoli-Olympiacos, lo terrà fermo tre-quattro mesi. Due campioni simbolo della Serie A, due centravanti che hanno scritto gol e titoli negli ultimi anni, caduti nello stesso modo.

Il parallelo è inevitabile: stessi movimenti, stesso verdetto medico, lo stesso senso di vuoto lasciato nelle rispettive squadre. Bologna e Napoli devono reinventarsi senza il loro riferimento offensivo, e questo a stagione appena iniziata pesa come un macigno.
Otto settimane sono la stima ottimistica, ma la verità è che per rivedere Immobile protagonista potrebbe volerci qualcosa in più. Perché Italiano nel frattempo dovrà trovare altre soluzioni tattiche, perché Castro scalpita, perché a quell’età ogni stop diventa più lungo e più pesante da smaltire. Non è escluso che il vero ritorno in campo, quello da titolare, arrivi direttamente nel 2026.
Per Immobile è un destino beffardo: era arrivato per rilanciarsi, per dimostrare che c’era ancora spazio per lui ai vertici, per aggiungere altri gol al suo nome. Ora invece deve ricominciare da zero, con la pazienza e la tenacia di chi ha fatto del sacrificio una bandiera.