L’MVP della Serie A escluso dalla Nazionale per un motivo assurdo

Tutti in campo per le qualificazioni valide per il prossimo campionato del mondo. Tutti tranne uno, che deve fare i conti con una regola assurda, che gli vieta di giocare in Nazionale.

A volte non basta essere eroi di un club per diventare automaticamente eroi della propria patria. E a volte non basta nemmeno sentire l’appartenenza ad una Nazione, per aver il via libera dalla FIFA per poterla rappresentare.

È il caso del portiere della Roma, Mile Svilar. Assoluto protagonista l’anno scorso con i giallorossi, a suon di parate e clean sheet, adesso si trova a dover affrontare uno strano caso, unico nel suo genere.

Svilar, il portiere senza Nazione: cosa sta succedendo

E in realtà non ci sarebbe nemmeno bisogno di ampliare il discorso, considerando che il numero uno giallorosso si sente belga e ha già debuttato con la maglia dei Diavoli Rossi dall’U15 all’U21. Il ragazzo nato ad Anversa, però, deve fare i conti con due ostacoli.

Il primo, la nazionalità serba della famiglia; il secondo, quella mezza partita svolta proprio con la Serbia, dopo essere stato convinto dal padre ad accettare la convocazione. Era il 2021 e Svilar fece l’esordio nel secondo tempo della partita amichevole contro Qatar.

Svilar premio MVP
Svilar, il portiere senza Nazione: cosa sta succedendo (LaPresse) – Rompipallone.it

Il regolamento gli impedirebbe di cambiare da nazionalità calcistica, ma gli entourage stanno facendo leva sulla regola “non è una partita ufficiale“. Il che è vero, visto che c’è una regola che permettere il passaggio da una nazione prima dell’esordio in una partita ufficiale.

Il nodo da scogliere resta l’età. Perché si, si può cambiare, ma prima di aver compiuto 21 anni d’età e Svilar scese in campo quattro giorni dopo averne compiuti 22 anni. Il portiere della Roma, però, rientra in tutti gli altri parametri per poter esordire con il Belgio.

Possesso passaporto; non ha giocato tre partite internazionali con la precedente Nazionale (sia in competizioni ufficiale che non ufficiali); e infine, sono passati tre anni da quando ha giocato l’ultima gara. Solo l’età lo frega perché, nel 2020, furono cambiate ed inserite sia queste regole, che proprio quel vincolo dell’età.

Da Diego Costa, a Jorginho: i recenti casi di doppia nazionalità

Non sarà il primo né l’ultimo caso in cui un calciatore si troverà a dover scegliere una nazione invece che un’altra. Nel recente passato, sono diversi che verranno ricordati, proprio per l’unicità della scelta. Ed aprire il sipario è quella del 2014 con protagonista Diego Costa.

Forse quella che fece più clamore, vista l’importanza del calciatore al tempo. Passò dal Brasile alla Spagna dopo due convocazioni con la Selecão. Le due partite non ufficiali, gli permisero questo passaggio e le tante polemiche alla vigilia del Mondiale (tra l’altro) in Brasile.

Diego Costa in campo
Da Diego Costa, a Thiago Motta: i recenti casi di doppia nazionalità (LaPresse) – Rompipallone.it

A seguire abbiamo diversi nostri calciatori, con Thiago Motta, Jorginho ed Emerson Palmieri, che passarono dal Brasile all’Italia grazie alle loro origini parentali con il Bel Paese. Si, perché anche quest’ultimo è un elemento ormai decisivo: la diretta appartenenza ad un paese.

E poi c’è Inaki Williams. Il calciatore dell’Altetico Bilbao, esordì con la maglia della Spagna, prima scegliere la nazione dei genitori, il Ghana. Ma non è finita qui: pur non essendo riconosciuta da FIFA e UEFA, Williams ha giocato anche per la comunità autonoma dei Paesi Baschi. Un vero e proprio tris, da record mondiale.

 

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