I bianconeri ci sono ricascati. Ancora una volta vendere senza pensare non è la soluzione giusta a tutti i problemi. E l’ultimo caso, è solo la ciliegina sulla torta.
La Juventus è lì, al quinto posto, che non da fastidio a nessuno. E la sfida contro il Milan ne è stata la prova. Poteva, anzi, doveva essere il match del rilancio, dimostrando di essere anche loro in lotta. E invece una partita stabile, con un solo tiro in porta, rischiando addirittura di perderla.
Unica soddisfazione: ancora imbattuta in campionato insieme all’Atalanta. Eppure il mercato è stato fatto, anche con nomi di un certo livello. Ma a volte non basta avere abbondanza di calciatori, per risolvere tutti i problemi.
Così come non sempre è necessario vedere calciatori solo per un tornaconto personale. Certo, la società doveva comunque vendere per risolvere alcuni problemini finanziari, ma doveva farlo con una logica. Quella è mancata con l’ultimo talentino, che ora sta facendo scintille altrove.
Si è già preso la Bundesliga: e la Juve l’ha lasciato partire per 10 milioni
Il rischio di imbattersi in un Huijsen bis c’era, e così è stato. Questa volta, però, è stato il turno di Samuel Mbangula, volato in Germania per soli 10 milioni, più 2 di bonus e un 10% sulla futura rivendita. Il Werder Brema l’ha fatto suo fino al 2030 e ha fatto più che bene.
Si sta prendendo la Germania a suon di gol e prestazioni d’altissimo livello. In 5 partite ha già fatto 2 gol e un assist, e non solo. Infatti, il belga ha contribuito (finora) ad un gol ogni 74 minuti, grazie anche ai due rigori conquistati contro il Borussia Mönchengladbach.

In poche parole, il classe 2004, ogni volta che tocca palla, fa male alle difese avversarie. D’altronde l’aveva notato anche Thiago Motta, che contro il Como, alla prima giornata della scorsa stagione, lo lanciò titolare, lasciando tutti increduli.
Una scelta che non tardo nemmeno ad essere ripagata, visto che Mbangula, dopo 23 minuti dal suo esordio, segnò la prima delle tre reti in campionato. Era tutto perfetto, se non fosse per il fatto che la stagione juventina non fu delle migliori, con tanto di esonero proprio del suo mentore.
Il suo cuore diceva e dice ancora “Juventus”, come riportato stesso dal belga ai microfoni della Gazzetta dello Sport. E domenica era anche allo Stadium a vedere Juve-Milan. Lui voleva restare, ma la società doveva monetizzare e, in accordo con Tudor che non lo vedeva nei suoi piani, scelse lui come vittima sacrificale.
La Juve resta nei suoi pensieri, così come Thiago Motta, che gli ha cambiato la carriera. Magari un giorno si ritrovarono, e forse proprio a Torino, visto che uno non ha chiuso del tutto la porta bianconera e per l’altro, l’ipotesi di sedersi di nuovo sulla panchina bianconera, è diventata più di una semplice suggestione, nonostante la società abbia dato piena fiducia a Tudor.